Da Le Scienze
La composizione chimica dell’oceano è meno stabile di quanto ritenuto finora ed è molto più dipendente dai cambiamenti climatici: è quanto hanno scoperto i ricercatori dell’Università della California a Santa Cruz e della Carnegie Institution di Washington.
Secondo quanto riportato nell’ultimo numero della rivista “Science” la composizione chimica dell’oceano subì una brusca variazione in corrispondenza di un cambiamento del clima verificatosi 13 milioni di anni fa, e il timore è che lo stesso processo possa ripetersi oggi in risposta al global warming con conseguenze potenzialmente gravi per gli ecosistemi marini.
"Via via che la concentrazione di CO2 aumenta e che si modificano gli schemi del tempo meteorologico, cambia di conseguenza la composizione dei fiumi, e a sua volta anche quella degli oceani”, ha commentato Ken Caldeira del Dipartimento di ecologia globale della Carnegie Institution. "In particolare, questo processo cambierà la quantità di calcio e di altri elementi tra i sali disciolti nelle acque dell’oceano.”
La ricerca si è basata su campioni ottenuti da carotaggi dei sedimenti oceani prelevati dal Bacino dell’Oceano Pacifico. Dall’analisi degli isotopi del calcio nei grani del minerale baritina (BaSO4) in diversi strati, si potuto determinare che tra 13 e 8 milioni di anni i livelli di calcio si modificarono drasticamente, in corrispondenza dell’aumento della coltre antartica durante lo stesso intervallo. A causa dell’enorme volume di acqua trasformata in ghiaccio, il livello del mare diminuì.
"Il clima divenne più freddo, i ghiacci si espansero e i livelli dell’oceano calarono, e l’intensità, il tipo l’estensione dei fenomeni atmosferici sulla regione cambiarono”, ha commentato Griffith. “Ciò determinò dei cambiamenti nella circolazione oceanica e nella quantità e composizione di ciò che i fiumi portano nell’oceano.”
Le rocce contenenti calcio come il calcare sono la più grande riserva di carbonio del pianeta.
Il ciclo del calcio dell’oceano è strettamente collegato al biossido di carbonio atmosferico e con i processi che controllano l’acidità dell’acqua marina”, ha continuato Caldeira.
"Ciò che abbiamo compreso da questo lavoro è che il sistema oceanico è molto più sensibile ai cambiamenti climatici di quanto si sia mai ipotizzato”, ha concluso Griffith. "Pensavamo che la concentrazione di calcio, che rappresenta il maggiore elemento presente nell’acqua, cambiasse molto lentamente e gradualmente nell’arco di decine di milioni di anni, invece i nostri dati suggeriscono che ci possa essere una relazione molto più dinamica tra clima e chimica oceanica che talvolta può dare come risultato una rapida riorganizzazione biogeochimica.”
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