tag:blogger.com,1999:blog-48119720660837925292024-03-13T01:47:19.059+01:00Cambiamenti ClimaticiIl clima, i cambiamenti climatici, lo sviluppo sostenibile, e tutto quello che riguarda il nostro pianeta sono i temi di questo blog.Angelo Reondihttp://www.blogger.com/profile/15147984934789149063noreply@blogger.comBlogger341125tag:blogger.com,1999:blog-4811972066083792529.post-79289587113626592522013-03-08T10:08:00.001+01:002013-03-08T10:08:49.636+01:00Urina fossile e cambiamenti climatici<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right; margin-left: 1em; text-align: right;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://www.nationalgeographic.it/images/2013/03/05/141810829-bc3cf5aa-5529-424e-ab19-851db389f89e.jpeg" imageanchor="1" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="320" src="http://www.nationalgeographic.it/images/2013/03/05/141810829-bc3cf5aa-5529-424e-ab19-851db389f89e.jpeg" width="243" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">una procavia delle rocce</td></tr>
</tbody></table>
Notizia quantomeno curiosa letta sul National Geographic, che la titola ironicamente "U<a href="http://www.nationalgeographic.it/scienza/2013/03/07/foto/pip_fossile_e_cambiamenti_climatici-1544772/1/" target="_blank">no sporco lavoro</a>".<br />
<br />
Brian Chase, un ricercatore dell'Università di Montpellier in Francia, studia infatti l'urina fossile delle procavie delle rocce (Procavia capensis) risalente ad almeno 55 mila anni fa e utilizza i dati ricavati per ricostruire il clima sudafricano del passato. Queste ricerche, non solo permettono agli scienziati di descrivere il paleoclima della Terra, ma consentono anche di comprendere meglio i cambiamenti climatici in atto e gli scenari futuri.
<br />
Il nuovo studio ha rivelato, per esempio, che 12 mila anni fa, mentre i ghiacciai artici si stavano sciogliendo, in Antartide le temperature aumentavano. Chase ha presentato i risultati delle sue analisi durante il meeting annuale dell'American Association for the Advancement of Science, tenutosi a Boston all'inizio di questo mese. Grazie a studi precedenti aveva scoperto che 5.500 anni fa l'emisfero meridionale era molto più secco di quanto previsto dai modelli climatici, mentre in un articolo pubblicato nel 2011 sulla rivista Geology aveva spiegato che quando l’emisfero settentrionale si riscalda, l'emisfero meridionale si raffredda, e viceversa.
<br />
“Questo studio ha delle importanti implicazioni nella comprensione del sistema terrestre e di come questo risponda alle diverse forze, sia nel passato che in futuro”, ha affermato Chase. Angelo Reondihttp://www.blogger.com/profile/15147984934789149063noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4811972066083792529.post-14192092611580984712013-01-17T17:19:00.000+01:002013-01-17T17:19:51.131+01:00Ai cambiamenti del clima ci si può mettere al riparoNature Climate Change ha pubblicato uno studio condotto dall’università di Reading secondo il quale se si adottassero misure contro i cambiamenti climatici milioni di persone nei prossimi decenni potrebbero sfuggire a siccità e inondazioni. Gli esperti dicono che nel 2050 il mondo poterebbe essere domaninato da due scenari molto diversi.<br />
<a href="http://4.bp.blogspot.com/-e4hlQVMhUzY/UPVBOGCwgiI/AAAAAAAAABU/XKxNgJEbZDQ/s1600/afp81966992405120120_big.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="213" src="http://4.bp.blogspot.com/-e4hlQVMhUzY/UPVBOGCwgiI/AAAAAAAAABU/XKxNgJEbZDQ/s320/afp81966992405120120_big.jpg" width="320" /></a>- Se nel 2016 la crescita delle emissioni fosse interrotta e la loro quantità ridotta ogni anno del 5%, tra 39 e 68 milioni di persone si risparmierebbero la siccità, e tra 100 e 161 milioni avrebbero un rischio molto ridotto di inondazioni.<br />
- Se invece il picco della CO2 dovesse verificarsi nel 2030, e poi queste diminuissero sempre del 5%, si salverebbero tra 17 e 48 milioni di persone dalla siccità e tra 52 e 120 dalle inondazioni<br />
Dati questi dati, come spiega Nigel Arnell, uno degli autori dello studio “Praticamente nel secondo scenario si avrebbero benefici inferiori del 50-75% e questo nonostante poi nel 2100 si raggiungerebbero più o meno gli stessi risultati in termini di aumento della temperatura”.Angelo Reondihttp://www.blogger.com/profile/15147984934789149063noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4811972066083792529.post-7622707118220859002013-01-15T17:15:00.000+01:002013-01-17T17:17:06.279+01:00Eni: accordo vendita gas a Giappone e Corea del Sud per il gruppo guidato da Paolo Scaroni<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right; margin-left: 1em; text-align: right;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://1.bp.blogspot.com/-UCUdimJFd8w/UPgj3OaBCsI/AAAAAAAAABk/fSSJ-GHxi30/s1600/paolo-scaroni.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img alt="Paolo Scaroni, ad di Eni" border="0" height="200" src="http://1.bp.blogspot.com/-UCUdimJFd8w/UPgj3OaBCsI/AAAAAAAAABk/fSSJ-GHxi30/s200/paolo-scaroni.jpg" title="Paolo Scaroni, ad di Eni" width="130" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Paolo Scaroni, ad di Eni</td></tr>
</tbody></table>
<a href="http://www.eni.com/" target="_blank">Eni</a> ha firmato un accordo trilaterale con la coreana Korea Gas Corporation e la giapponese Chubu Electric Power Company per la vendita di 28 carichi di gas naturale liquefatto (Gnl), pari a 1,7 milioni di tonnellate, nel periodo 2013-2017. Lo comunica una nota del gruppo guidato da <a href="http://www.google.it/url?sa=t&rct=j&q=&esrc=s&source=web&cd=23&cad=rja&ved=0CG8QFjAMOAo&url=http%3A%2F%2Fwww.30percento.it%2Fla_nostra_efficienza%2Fintervista-paolo-scaroni.htm&ei=OiP4UI2lGLT64QTDg4GoCQ&usg=AFQjCNFNbBVLpI1dxCu-lJ8F76dcI510NQ&bvm=bv.41018144,d.Yms" target="_blank">Paolo Scaroni</a>.<br /><br />In base a questo accordo, che rappresenta il primo contratto di acquisto congiunto tra Giappone e Corea del Sud, i carichi di Gnl saranno approvvigionati dal portafoglio globale di Eni. L'intesa si aggiunge al contratto firmato lo scorso anno per la vendita di 49 carichi di Gnl per il mercato giapponese, pari a 3,3 milioni di tonnellate.<br />
(da Firstonline)Angelo Reondihttp://www.blogger.com/profile/15147984934789149063noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4811972066083792529.post-74335889701080769462012-12-03T17:20:00.000+01:002013-01-17T17:27:20.078+01:00Il buco dell'ozono non è mai stato così piccoloIl buco dell'ozono si sta riducendo: è la buona notizia che arriva dalla NASA e dall’Agenzia Americana per l’Atmosfera e gli Oceani (NOAA), i cui satelliti monitorano incessantemente lo stato di salute del Pianeta. Il merito, spiegano gli scienziati, è dell’aumento della temperatura degli strati più bassi dell’atmosfera (la stratosfera), la zona in cui l’ozono si dissolve a contatto con i raggi ultravioletti emanati dal sole. In generale, stando alle rilevazioni effettuate dai satelliti americani, il 2012 è “partito bene”, registrando dimensioni del buco dell’ozono ben al di sotto dei pericolosi picchi dei decenni passati. In media il diametro del buco è stato di 17,9 milioni di kmq, con un picco registrato il 22 settembre scorso quando l’ampiezza aveva raggiunto i 21,2 milioni di kmq (pari a Canada, Stati Uniti e Messico messi insieme). Una dimensione che, secondo le rilevazioni NASA, è la seconda più piccola negli ultimi 20 anni. Un dato decisamente più basso rispetto al picco record di quasi 30 milioni di kmq registrata il 6 settembre 2000. “Il buco dell'ozono è causato principalmente dal cloro prodotto dagli impianti industriali e i livelli di questa sostanza sono ancora rilevabili nella stratosfera antartica”, ha spiegato Paul Newman, scienziato del centro “Goddard Space Flight” della NASA specializzato nei fenomeni atmosferici. “Quest'anno – ha aggiunto - le naturali fluttuazioni atmosferiche hanno portato a riscaldare la stratosfera e queste temperature più alte hanno portato a ridurre il buco dell'ozono”. Solo un fenomeno naturale, dunque, dai benefici effetti, perciò lo scudo che protegge la Terra, trattenendo quasi il 99% delle pericolose radiazioni ultraviolette che provengono dal Sole, si è notevolmente ingrandito. D’altra parte, anche il “buco dell’ozono”, cioè la diminuzione dello spessore dello strato di ozono che si trova nella stratosfera e che ci protegge, appunto, dai raggi ultravioletti, è un fenomeno naturale e temporalmente limitato alla stagione primaverile nelle regioni polari. O meglio, sarebbe un fenomeno temporalmente limitato e naturale se non intervenisse il venefico effetto dell’Uomo. La NASA, che monitora il buco nell’ozono sull’Antartide fin dagli anni Settanta, rilevò da subito un graduale allargamento del buco. A partire dagli anni Ottanta infatti - spiega Newman - si è osservato che accanto a questo fenomeno naturale alcuni gas artificiali come i clorofluorocarburi (Cfc) contribuiscono all’assottigliamento dello strato di ozono, diminuendo le difese naturali di Gea. Da allora il fenomeno è costantemente monitorato. Secondo gli scienziati americani però non sarà possibile tornare alla situazione precedente gli anni Settanta prima del 2065. Quando le proiezioni dicono che il costante e graduale abbattimento dei gas-serra, cioè i gas che aggrediscono l’ozono, potrà far tornare il sereno sull’Antartide.Angelo Reondihttp://www.blogger.com/profile/15147984934789149063noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4811972066083792529.post-78768600198758049572012-10-22T17:56:00.000+02:002012-10-23T18:01:30.918+02:00Siemens si dedica alle rinnovabili<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://cache.gizmodo.com/assets/images/7/2008/12/siemens.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="134" src="http://cache.gizmodo.com/assets/images/7/2008/12/siemens.jpg" width="200" /></a></div>
Siemens prevede il disinvestimento dal solare e attualmente sono in corso colloqui con potenziali acquirenti. Siemens concentrerà sull'eolico e l'idroelettrico le proprie attività nell'ambito delle energie rinnovabili. Conseguentemente, il Settore Energy viene ridimensionato e la divisione Solar & Hydro cessa l'attività. La focalizzazione sulle attività principali è uno dei cinque punti definiti nel Programma 2014.<br />Il contesto di riferimento variato, la crescita del settore viepiù rallentata e una sempre maggiore pressione sui prezzi nel mercato del solare, hanno modificato le aspettative della società, rendendole progressivamente sempre meno soddisfacenti. "Il mercato globale del solare a concentrazione segna oggi un drastico calo da quattro gigawatt a poco più di un gigawatt. In questo contesto, quindi, sono le aziende specializzate ad essere in grado di massimizzare gli sforzi" ha dichiarato Michael Süß, membro del Managing Board di Siemens AG e CEO del Settore Energy. Siemens, inoltre, intende separare le attività nel campo del fotovoltaico da quelle inerenti la divisione Solar & Hydro, e sta portando avanti colloqui per la vendita di queste attività. Siemens continuerà a garantire l'offerta di prodotti per gli impianti solari termici e fotovoltaici, come ad esempio turbine vapore, generatori, tecnologie per le reti, e sistemi di controllo, che sono prodotti al di fuori della divisione Solar & Hydro.Angelo Reondihttp://www.blogger.com/profile/15147984934789149063noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4811972066083792529.post-71379454013058284082012-10-11T18:15:00.000+02:002012-10-23T18:17:26.386+02:00Valerio Natalizia eletto vice presidente di ANIE Energia<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://www.asca.it/upload/news/20121011/277-0-natalizia.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="200" src="http://www.asca.it/upload/news/20121011/277-0-natalizia.jpg" width="165" /></a></div>
Valerio Natalizia, direttore generale e amministratore delegato di SMA Italia, è stato eletto vice presidente di ANIE Energia e rappresentante per il fotovoltaico nella Giunta di Federazione ANIE. Classe 1974 e laurea in Ingegneria, Valerio Natalizia vanta una lunga esperienza e ruoli di grande prestigio nell'industria italiana delle energie rinnovabili. Natalizia e' infatti dal 2011 Presidente di ANIE- GIFI, il Gruppo Imprese Fotovoltaiche Italiane aderente a Confindustria ANIE, e dal 2005 alla guida di SMA Italia, la filiale italiana del primo produttore mondiale di inverter, SMA Solar Technology AG. ''Credo che la mia nomina confermi la crescente importanza del fotovoltaico nella produzione energetica nazionale e rappresenti un ulteriore passo verso la completa integrazione e partecipazione del settore nel sistema elettrico nazionale.'' ha dichiarato Valerio Natalizia. ''La mia presenza all'interno del consiglio direttivo di ANIE-Energia denota un forte cambiamento nella percezione delle energie rinnovabili in generale e del fotovoltaico in particolare: a oggi il fotovoltaico contribuisce al 5,48% della produzione elettrica nazionale con quasi 16 GWp di potenza installata. Portare avanti questa tendenza, con l'obiettivo di una piena competitivita' del settore fotovoltaico in un mercato energetico libero e integrato a livello comunitario, e' una delle mie priorita' in questa nuova avventuraAngelo Reondihttp://www.blogger.com/profile/15147984934789149063noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4811972066083792529.post-61752132283004904512012-10-02T15:26:00.000+02:002012-10-02T15:26:07.720+02:00Salvatore Sardo: l'importanza della ricerca sulle rinnovabili<a href="http://www.eni.com/it_IT/azienda/organigramma/chief-corporate-operations-officer/cv-salvatore-sardo.shtml"><b>Salvatore Sardo</b></a>, in occasione della presentazione della Eni Chair in Energy Markets (vd post "<a href="http://cambiamenti-climatici.blogspot.it/2012/09/the-evolution-of-natural-gas-markets-in.html" target="_blank">Energy Markets: una nuova cattedra in Bocconi in collaborazione con Eni</a>", ha parlato dell'importanza della collaborazione con il mondo accademico e delle attività di ricerca e sviluppo del know-how
per la crescita del business nel settore oil & gas. <a href="http://www.eni.com/it_IT/attachments/media/discorsi-interviste/Discorso_dott_Sardo_Bocconi-rev_27_09_12_new.pdf"></a><br />
"Nel campo della ricerca e dello sviluppo - ha ricordato <b>Salvatore Sardo</b> - Eni possiede un portafoglio brevettuale complessivo di circa <b>8.000 brevetti e domande di brevetto</b>,
che proteggono oltre 1.000 invenzioni, frutto delle attività di ricerca
svolte all’interno della società, sia in campo core sia nel settore
delle <b>energie rinnovabili</b>.<br />
Su questi temi nel Centro Ricerche per le Energie non Convenzionali Eni-Donegani di Novara circa 150 tra ricercatori, tecnici e staff si
applicano - anche in collaborazione con Università e centri di ricerca
italiani, europei e statunitensi – e studiano nuove opportunità per
l'utilizzo su larga scala dell'<b>energia solare e delle biomasse</b>, che Eni ritiene rappresentino le <b>fonti rinnovabili</b> con maggiori potenzialità di utilizzo <b>sostenibile</b> dal punto di vista ambientale ed economico."<br />
<b>Salvatore Sardo </b>ha ricordato anche "Eni Award, che, con una dotazione annuale di 850.000 €, premia le più avanzate ricerche nei campi del <b>migliore utilizzo delle fonti energetiche</b>, della protezione ambientale e della <b>valorizzazione delle energie rinnovabili</b>." <br />
<b>Salvatore Sardo</b> ha infine citato le nomerose collaborazioni di Eni con il <b>mondo accademico</b>, "per sviluppare un efficace network nazionale e internazionale con le Università di eccellenza".
"La maggior parte delle collaborazioni con il mondo accademico (complessivamente circa 400 tra Italia ed estero) riguarda progetti di ricerca per l’<b>innovazione tecnologica </b>nel settore oil & gas, l’<b>ambiente</b> e le <b>energie rinnovabili</b>." <br />
Il testo integrale dell<a href="http://www.eni.com/it_IT/attachments/media/discorsi-interviste/Discorso_dott_Sardo_Bocconi-rev_27_09_12_new.pdf">'intervento di Salvatore Sardo è scaricabile dal sito Eni.</a>Angelo Reondihttp://www.blogger.com/profile/15147984934789149063noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4811972066083792529.post-34740404247439216302012-09-28T16:22:00.001+02:002012-09-28T17:22:30.063+02:00Energy Markets: una nuova cattedra in Bocconi in collaborazione con Eni<b>Salvatore Sardo</b>, Chief Corporate Operations Officer Eni, <b>Guido Tabellini</b>, Rettore Università Bocconi, <b>Michele Polo</b>, Direttore dello IEFE Bocconi ( Istituto di economia e politica dell’energia e dell’ambiente), <b>Jonathan Stern</b>, presidente Natural Gas Research Program presso l’Oxford Institute for Energy Studies e <b>Guido Bortoni</b>, presidente dell’Autorità per l’energia elettrica e il gas, terranno la Lectio Inauguralis della nuova cattedra in <b>Energy Markets</b><br />
Il corso, voluto dall'Università Bocconi e da Eni e assegnato a Michele Polo, ha l’obiettivo di sostenere le attività di studio e analisi del mercato dell’energia.
L'appuntamento per seguire la presentazione è per lunedì 1 ottobre, alle ore 11,30, presso l’Aula Magna della Bocconi (via Gobbi 5 a Milano).Angelo Reondihttp://www.blogger.com/profile/15147984934789149063noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4811972066083792529.post-64952383099727020592012-09-14T09:55:00.000+02:002012-09-14T09:55:04.120+02:00Il sole non c'entra con il riscaldamento globaleLa radiazione solare non e' la causa principale del recente riscaldamento globale. A mostrarlo specificatamente con prove non empiriche e' uno studio di Antonello Pasini e Alessandro Attanasio dell'Istituto sull'inquinamento atmosferico del Consiglio nazionale delle ricerche (Iia-Cnr), realizzato in collaborazione con Umberto Triacca dell'Universita' di L'Aquila e pubblicato su Environmental Research Letters. "Il Sole e la sua radiazione sono sempre stati considerati come cause fondamentali dei cambiamenti climatici, sia per gli influssi esercitati in passato sui periodi glaciali e interglaciali, sia per le variazioni di natura secolare o decennale", ha spiegato Pasini.<br /> "Recentemente, tuttavia, alcune ricerche, utilizzando semplici correlazioni e metodi grafici, hanno fornito - ha aggiunto - un'evidenza empirica di trend opposti per temperature e quantita' di radiazione solare relativamente agli ultimi decenni. Da questi studi empirici non si potevano, pero', trarre conclusioni certe su eventuali cambiamenti nella relazione causa-effetto tra Sole e temperature globali".<br /> Utilizzando un modello causale precedentemente sviluppato da Clive Granger, premio Nobel per l'Economia nel 2003, i ricercatori sono arrivati a scoprire come sia cambiato nel tempo il ruolo della radiazione solare. "I nostri risultati mostrano come la causa solare dei cambiamenti del clima sia stata fondamentale fino agli anni '50 del secolo scorso - ha proseguito Pasini - perdendo poi progressivamente importanza dagli anni '60, fino a che la significativita' del legame causa-effetto tra Sole e temperature globali e' scomparsa quasi completamente a partire dagli anni '70". Ma lo studio esamina anche il ruolo della influenza antropica. "Abbiamo constatato che il rapporto causale tra gas serra e temperature e' sempre stato forte a partire dagli anni a 40 e si e' andato intensificando negli ultimi decenni", ha detto il ricercatore.<br /> "In sostanza nei decenni recenti, mentre e' andata indebolendosi la causa solare, che pure esiste ed e' forte, quella antropica risulta di gran lunga piu' determinante. Le emissioni di gas serra ed altre influenze antropiche sarebbero oggi cosi' forti da 'oscurare' la causa solare", ha concluso.<br />
(AGI)Angelo Reondihttp://www.blogger.com/profile/15147984934789149063noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4811972066083792529.post-23015038758257899822012-09-03T09:56:00.000+02:002012-09-14T09:56:40.296+02:00La polvere di carbone incide poco sul riscaldamento globaleIl particolato carbonioso potrebbe non avere il peso che finora i modelli climatici gli attribuivano nel riscaldamento globale. A dirlo, una ricerca condotta dalla University of California di Davis pubblicata su 'Science'. Gli scienziati hanno effettuato misure dirette delle particelle di carbone nero nell'atmosfera, confrontando i loro effetti, rispetto agli altri inquinanti, sul riscaldamento globale. Finora in questo contesto il particolato carbonioso era ritenuto molto dannoso, secondo solo all'anidride carbonica. Il particolato assorbe la radiazione solare e quindi riscalda direttamente l'atmosfera. In piu', puo' anche influenzare il clima attraverso un effetto intermedio su nuvole e ghiacci. Quando il particolato entra in atmosfera si combina con altre sostanze, formando particelle composite che assorbono e riflettono la radiazione in modi diversi rispetto ai singoli componenti. I modelli, di solito, analizzavano gli effetti sul riscaldamento del clima di queste particelle composite, prevedendo che potessero assorbire il doppio di calore rispetto a quanto facesse il particolato da solo. Ora gli scienziati hanno effettuato misure dirette dell'assorbimento della radiazione solare da parte di queste particelle composite in due regioni della California. I risultati indicano che l'assorbimento e' rinforzato solo di una piccola quantita', molto inferiore rispetto a quella prevista dai modelli. Dunque, questi potrebbero aver sovrastimato il riscaldamento indotto dalle emissioni del carbonio nero e potrebbe essere necessario ridefinire i vari parametri considerati, in modo da arrivare a una stima piu' precisa del contributo delle emissioni del carbonio nero al riscaldamento globale di origini umana. (AGI) .Angelo Reondihttp://www.blogger.com/profile/15147984934789149063noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4811972066083792529.post-77521033027975747612012-07-13T16:40:00.000+02:002012-07-13T16:40:12.757+02:00Il variare del climaSin dalla formazione della Terra, circa 5 miliardi di anni fa, il clima del pianeta è dinamico e ancora adesso non è stabile.<br />
Alcune conseguenze di questa variabilità sono le fluttuazioni periodiche nella temperatura e nelle modalità di precipitazione. Oltretutto, <b>l’aumento della concentrazione dei gas serra</b> sta causando un <b>aumento della temperatura globale</b>. Come si può immaginare le zone maggiormente colpite da questo fenomeno sono le aree urbane, sia a causa dei cambiamenti che si sono verificati nelle coperture dei terreni sia per il <b>consumo di energia</b> che avviene nelle aree densamente sviluppate. Le cause dell’aumento generale delle temperature non sono date solo da fenomeni naturali: questi cambiamenti sono causati soprattutto dalle attività umane.<br />
L’innalzamento della temperatura ha però anche importanti effetti a livello meteorologico. Aumentandola temperatura aumenta, di conseguenza, anche l’evaporazione perciò <b>l’inasprimento dell’effetto serra</b> <b>porterà ad una crescita delle precipitazioni e ad una maggiore frequenza delle tempeste di forte intensità</b>. Inoltre, in varie regioni delle zone tropicali ci saranno <b>siccità </b>più frequenti date dal maggior calore che porta a una riduzione dell’umidità. Bisogna però anche soffermarsi sulle condizioni climatiche europee future. Si pensa che lo <b>scioglimento dei ghiacci artici</b>, provocato dal <b>riscaldamento globale</b>, provocherà un <b>potenziamento delle correnti oceaniche provenienti dall’Artico</b>. Queste causeranno la <b>deviazione della Corrente del Golfo del Messico</b> che si protrae fino alle coste dell’Europa Occidentale contribuendo a mitigare le temperature del nostro continente. La mancanza di questo riscaldamento potrebbe portare l’Europa nel nord verso un raffreddamento.<br />
In ogni caso si è scoperto che, mentre la maggior parte della terra si sta riscaldando, <b>le regioni che sono sottoposte alla ricaduta delle emissioni di biossido di zolfo si stanno in genere raffreddando</b>. Le nuvole di solfati atmosferici prodotti dalle emissioni industriali raffreddano l’atmosfera perché riflettono la luce solare verso lo spazio ed attenuano l’effetto dell’incremento della concentrazione dei gas serra; comunque i solfati hanno una permanenza atmosferica molto bassa e la loro presenza varia nelle diverse zone della Terra.Angelo Reondihttp://www.blogger.com/profile/15147984934789149063noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4811972066083792529.post-90505995996138083202012-07-05T18:29:00.000+02:002012-07-05T18:29:22.306+02:00Per gli americani il clima non è piu' una prioritàI cambiamenti climatici non sono piu' al primo posto delle questioni ambientali da affrontare a livello globale per gli americani.<br />
è quanto riporta il Corriere della Sera:<br />
"Solo il 18% li considera il problema piu' grave, mentre il 29% ha scelto l'inquinamento dell'aria e dei corsi d'acqua. Un dato sorprendente se si considera che nel luglio 2008 le conseguenze del riscaldamento globale erano viste come la sfida piu' grande dal 25% del campione intervistato, dal 33% nel 2007. Il sondaggio e' stato condotto dal 13 al 21 giugno da Washington Post-Stanford University, qualche giorno prima del caldo record che ha dapprima dato vita a una tempesta di fulmini e poi causato un blackout che ha lasciato senza elettricita' milioni di persone. Secondo il Washington Post, la causa principale del ridimensionamento della priorita' data dagli americani alla questione climatica sarebbe il basso profilo tenuto da Barack Obama in vista delle elezioni presidenziali di novembre."<br />
<br />Angelo Reondihttp://www.blogger.com/profile/15147984934789149063noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4811972066083792529.post-8249699280931294532012-06-14T15:39:00.001+02:002012-06-14T15:39:12.407+02:00Terremoti e stoccaggi di gasMa è mai possibile che ogni volta che c'è un fenomeno naturale tutti inizino a raccontarsi le più assurde ipotesi per trovare un "colpevole"?<br />
Va bene l'attenzione a non danneggiare il Pianeta, ma a volte l'egocentrismo umano è davvero troppo: l'uomo non è la causa di tutto...la Natura è più grande di noi e a volte le nostre azioni non c'entrano un bel niente.<br />
<br />
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right; margin-left: 1em; text-align: right;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://www.vip.it/wp-content/uploads/2010/06/enzo-boschi.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="150" src="http://www.vip.it/wp-content/uploads/2010/06/enzo-boschi.jpg" width="200" /></a></td></tr>
<tr align="center"><td class="tr-caption">Enzo Boschi, ordinario di Sismologia<br />all’università di Bologna<b></b></td></tr>
</tbody></table>
<div style="text-align: left;">
L'ultimo esempio sono quelli che danno la colpa del terremoto agli stoccaggi di gas.</div>
<div style="text-align: left;">
Riporto come testimonianza l'articolo di Enzo Boschi (università di Bologna) uscito su Quotidiano energia del 21 maggio:</div>
<div style="text-align: left;">
"La sequenza sismica iniziata in queste ore-giorni è destinata a durare qualche tempo (giorni, ma forse anche mesi) ed è situata in piena pianura emiliana ad una profondità ipocentrale tra 6 e più chilometri.</div>
<div style="text-align: left;">
Nel suo complesso tale pianura si configura come un bacino sedimentario originariamente marino, (sviluppato da diversi milioni di anni), esteso a larga parte delle aree appenninica ed alpina, tra i fronti di due opposti accavallamenti: le falde accavallate sud-vergenti delle Alpi Meridionali e quelle nord-vergenti esistenti nell’Appennino Settentrionale.</div>
Il sottosuolo è quindi interessato da deformazioni sepolte riferibili principalmente, come evoluzione, al Pliocene Superiore e Quaternario (fino ai tempi recenti).<br />
Le dettagliate ed approfondite ricerche di Agip-Eni realizzate per la ricerca degli idrocarburi, sviluppate dal dopoguerra in poi, hanno rivoluzionato le conoscenze relative agli assetti strutturali dell’intera Pianura Padana e ai suoi rapporti con la Catena Appenninica.<br />
Le “Pieghe Ferraresi” sono costituite dalle strutture plicative e fagliate (faglie inverse) piuttosto complesse: sono queste le strutture sismogenetiche interessate dalla attuale sequenza sismica. Esse possono essere caratterizzate da una attività sismica di bassa e media intensità, quindi con magnitudo tipicamente fino a 6.0 (sebbene non si è in grado di escludere categoricamente terremoti di magnitudo maggiore).<br />
Amplia letteratura INGV è già disponibile su web oltre ai report tecnici preparati per i progetti operativi sui giacimenti e stoccaggi in zona da anni, portati avanti principalmente dalla Unità Funzionale “Geochimica dei Fluidi, Stoccaggio geologico e geotermia” (Fedora Quattrocchi) e studi di quel gruppo sono in corso in queste ore di emergenza sismica, per verificare che in una zona così densa di gas naturale nel sottosuolo, sia in giacimenti che in stoccaggi, non vi siano fughe di gas negli acquiferi superficiali e nei suoli: i primi riscontri stanno appurando che effettivamente pericoli non ve ne sono, come atteso.<br />
In particolare si cercano evidenze superficiali, riferite a fenomeni di “neotettonica”, rilevabili con metodi strutturali e geochimici, quali faglie o zone di disgiunzione o frattura entro coperture sovrastanti le anticlinali sepolte di Mirandola e della Dorsale Ferrarese.<br />
Tutto ciò fu ben dettagliato nel passato da me medesimo negli anni scorsi, anche in incontri pubblici a Mirandola, nell’ambito del possibile approfondimento di studi che poteva portare o meno ad ulteriore sito di stoccaggio gas naturale in Pianura Padana che è la zona migliore in Italia per questo tipo di infrastrutture strategiche: si tenga presente infatti che tutto il bacino padano è caratterizzato depositi di copertura impermeabile con spessori di 4-5 km nel margine settentrionale, per arrivare fino a 12 km, con annessa presenza sottostante di serbatoi di idrocarburi, spesso utilizzati adesso come stoccaggi di gas naturale per le riserve strategiche e la modularità stagionale per la rete gas di Snam.<br />
Tali giacimenti si sono conservati bene in profondità, nonostante le centinaia di sequenze sismiche che, durante gli ultimi periodi geologici, hanno subito: sequenze sismiche del tipo della sequenza sismica odierna che ha interessato la struttura sismogenetica nel ferrarese.<br />
Non si hanno ad oggi notizie di variazioni/incidenti ai siti di stoccaggio gas della Stogit nella regione in queste prime ore di sequenza sismica.<br />
Si fa altresì presente che<b> la struttura sismogenetica che si sta muovendo NON ospita uno stoccaggio di gas naturale al momento e quindi nessuno potrà dire che “sono i siti di stoccaggio gas a creare i terremoti di magnitudo moderata, come quelli di questi giorni.</b> Sempre servono studi specifici sismologici, geochimici e geomeccanici caso per caso, stoccaggio per stoccaggio.<br />
Paradossalmente questa sequenza sismica ci da l’opportunità di posizionare, con estremo dettaglio, la sorgente sismogenetica, già nota in letteratura INGV, per meglio capirne le interazioni o anche la mancanza di interazioni con i giacimenti di gas naturale/stoccaggi, ben più superficiali della profondità sismogenetica odierna (2 km invece dei 6-20 della posizione dei terremoti attuali).<br />
Considerando che i tempi di ricorrenza di terremoti forti su queste sorgenti sismogenetiche sono circa ogni 300-400 anni si può dire che la sorgente sismogenetica che si sta muovendo in queste ore sarà quella che con minore probabilità si muoverà nei prossimi decenni: questo se si segue alla lettera la teoria dell’ “elastic rebound” della sismologia classica. Bisogna sempre tener presente però che le faglie tra loro adiacenti interagiscono tra di loro e che il sottosuolo non segue regole “matematiche” regolari nella ricorrenza degli eventi sismici lungo la stessa struttura sismogenetica.<br />
Altre scosse nei prossimi giorni ci delineeranno ancora meglio il piano di scorrimento di questo caso specifico e gli inneschi di sismicità possibili lungo faglie adiacenti, traverse e “blind” (cieche).<br />
L’approccio multidisciplinare nei prossimi giorni, mesi, anni è assolutamente necessario da affiancare alle mappe probabilistiche di pericolosità ormai già ben sviluppate. Tale approccio è del resto quello portato avanti a INGV dalla Unità Funzionale “Geochimica dei Fluidi, Stoccaggio Geologico e geotermia” della Sezione Sismologia e Tettonofisica di INGV (resp. Fedora Quattrocchi)."Angelo Reondihttp://www.blogger.com/profile/15147984934789149063noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4811972066083792529.post-90451748392703065772012-06-13T21:31:00.000+02:002012-06-14T15:33:32.481+02:00Cambiamenti climatici e incendi<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://www.adnkronos.com/IGN/Assets/Imgs/I/incendio_xin--400x300.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="150" src="http://www.adnkronos.com/IGN/Assets/Imgs/I/incendio_xin--400x300.jpg" width="200" /></a></div>
Il clima si fa sempre più rovente in Occidente, nelle acque e sulla terraferma. I cambiamenti climatici causano e continueranno a causare un incremento degli incendi, in special modo negli Stati Uniti occidentali ed in gran parte dell’Europa. Lo rivela un recente studio della University of California (Berkeley) pubblicato su Ecosphere.<br /><br />Nei prossimi trent’anni i cambiamenti climatici muteranno completamente la frequenza e la concentrazione degli incendi boschivi. Alcune aree, come anticipato Stati Uniti occidentali ed Europa, subiranno un incremento degli incendi, mentre altre, come le regioni equatoriali, gioveranno delle precipitazioni più abbondanti e vedranno una diminuzione dei fenomeni.<br /><br />I ricercatori hanno utilizzato 16 diversi modelli di previsione dei cambiamenti climatici combinati ai dati satellitari disponibili, ottenendo una proiezione dettagliata dell’impatto del riscaldamento globale sugli incendi boschivi. Se nelle foreste pluviali tropicali gli incendi diminuiranno grazie alle piogge più frequenti, in Europa il clima si farà sempre più rovente e potremo rendercene conto molto presto perché si tratta di sconvolgimenti sorprendentemente repentini.<br /><br />L’aumento degli incendi avrà conseguenze devastanti sia per le attività umane che per la flora e la fauna, già provate dalla perdita di habitat negli ultimi anni. Si assisterà ad un’ulteriore perdita di biodiversità… e di ricchezza. Il fuoco devastando le aree boschive priverà dei mezzi di sussistenza diverse comunità rurali. Max Moritz, prima firma dell’analisi, spiega che bisognerebbe includere gli incendi nelle valutazioni dei rischi ambientali generati dai cambiamenti climatici ed iniziare a prepararsi per rispondere adeguatamente all’incremento dei fenomeni:<br /><br />Queste proiezioni sono un’ulteriore spinta all’adozione di strategie di mitigazione dei cambiamenti climatici. Pensate che solo nel Sud-Est asiatico, ci sono milioni di persone che dipendono dagli ecosistemi forestali per la loro sussistenza. Bisogna sforzarsi di preservare i beni ed i servizi che ci vengono offerti dagli ecosistemi integri prima di farci terra bruciata intorno.<br />
(da ecoblog.it)Angelo Reondihttp://www.blogger.com/profile/15147984934789149063noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4811972066083792529.post-70182713434196389072012-06-12T15:19:00.000+02:002012-06-14T15:25:34.335+02:00Pechino: inaugurato centro contro i cambaimenti climatici<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right; margin-left: 1em; text-align: right;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://www.chinaenvironmentallaw.com/wp-content/uploads/2009/12/xie-zhenhua.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="200" src="http://www.chinaenvironmentallaw.com/wp-content/uploads/2009/12/xie-zhenhua.jpg" width="160" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Xie Zhenhua</td></tr>
</tbody></table>
E' giunta al termine a <b>Pechino </b>la costruzione del <b>Centro nazionale di ricerche strategiche e di cooperazione internazionale</b> <b>per rispondere ai cambiamenti climatici</b>. Il centro rappresenta un meccanismo di brain trust nel settore e costituira' un supporto alle decisioni in campo politico, per la discussione di contromisure e per lo sviluppo a basse emissioni di carbonio.
Nel corso della cerimonia d'inaugurazione, il vicedirettore della Commissione Statale per lo Sviluppo e la Riforma, Xie Zhenhua, ha affermato che<b> la Cina presta molta attenzione alla questione dei cambiamenti climatici, adottando una serie di politiche e di misure al riguardo</b>: "auspico che il centro possa portare avanti con successo il processo di brain trust e possa ricoprire un ruolo di supporto per le decisioni da prendere in risposta ai cambiamenti climatici", ha dichiarato.Angelo Reondihttp://www.blogger.com/profile/15147984934789149063noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4811972066083792529.post-44054256788930411542012-06-08T15:27:00.000+02:002012-06-14T15:30:38.271+02:00I cambiamenti climatici influenzeranno i rapporti nelle regioni polari<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://2.bp.blogspot.com/-JGK4iVsz1I8/TVaG-ZPS7wI/AAAAAAAAADU/OjDVBluz4aM/s1600/regioni+polari.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="200" src="http://2.bp.blogspot.com/-JGK4iVsz1I8/TVaG-ZPS7wI/AAAAAAAAADU/OjDVBluz4aM/s200/regioni+polari.jpg" width="200" /></a></div>
Il riscaldamento globale produrrà cambiamenti nelle comunità biologiche delle regioni polari, che avranno come risultato cambiamenti delle specie dominanti e dei rapporti tra di loro, è quanto sostiene un nuovo studio pubblicato da ricercatori finanziati dall'UE sulla rivista Nature Climate Change.<br />
<br />
Lo studio riunisce scienziati provenienti da Germania, Nuova Zelanda, Regno Unito e Spagna. È sostenuto dal progetto ASSEMBLE ("Association of European marine biological laboratories"), finanziato dall'UE, che ha ricevuto 8,7 milioni di euro in finanziamenti nell'ambito del tema "Capacità" del Settimo programma quadro (7° PQ).<br />
<br />
I ricercatori riferiscono che i cambiamenti di temperatura che si stanno verificando in Antartide e nell'Artide come conseguenza dei cambiamenti climatici porteranno modifiche importanti dei tappeti di cianobatteri, le più importanti comunità biologiche delle zone polari. Questi tappeti di cianobatteri coprono grandi zone prive di ghiaccio durante l'estate polare, modificando così sostanzialmente i cicli biogeochimici di queste zone.<br />
<br />
Il risultato di questi cambiamenti è che le specie dominanti e i rapporti tra di loro cambieranno di conseguenza: ci sarà un aumento delle specie che producono tossine e un aumento degli scambi di carbonio e azoto tra esseri viventi e inerti.<br />
<br />
I ricercatori dello studio hanno condotto esperimenti con tappeti di microbatteri, comunità microbiche multistratificate dominate dai cianobatteri. Questi sono stati ottenuti dalla Penisola di Byers, che si trova nell'Isola di Livingstone, nell'Arcipelago delle Isole South Shetland, Antartide.<br />
<br />
I tappeti sono stati conservati a diverse temperature simili a quelle che si trovano in Antartide e nell'Artico per un periodo di sei mesi. Sono stati conservati anche alle temperature rappresentative di quello che queste regioni potrebbero diventare tra diversi decenni, secondo i modelli di previsione dei cambiamenti climatici.<br />
<br />
I risultati mostrano un impressionante cambiamento delle specie che dominano i tappeti. A temperature più basse, sembra che le specie dominanti scompaiano, a temperature più alte, questa tendenza è invertita e diminuisce la diversità, i tappeti tendono quindi a destabilizzarsi.<br />
<br />
Se dovessero scomparire i tappeti, scomparirebbero anche le comunità biologiche che li abitano. Questi cambiamenti delle specie potrebbero avere un impatto sul resto degli organismi di questi microsistemi: virus, batteri e protozoi, che si nutrono di cianobatteri.<br />
<br />
Lo studio sostiene anche che se testati alle temperature che potrebbero essere rappresentative di queste regioni tra diversi decenni secondo i modelli di previsione dei cambiamenti climatici, i cianobatteri che dominano i tappeti microbici cominciano a produrre tossine come microcistine, che potrebbero avere effetti devastanti per diversi organismi.<br />
(da cordis.europa.eu)Angelo Reondihttp://www.blogger.com/profile/15147984934789149063noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4811972066083792529.post-49530456787448455992012-06-07T15:52:00.000+02:002012-06-07T15:52:13.293+02:00Eni senza cravatta: meno protocollo e più ecologia<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right; margin-left: 1em; text-align: right;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://www.eni.com/it_IT/attachments/sostenibilita/cambiamenti-climatici-efficienza-energetica/efficienza-energetica/scaroni-no-cravatta.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img alt="Paolo Scaroni senza cravatta" border="0" src="http://www.eni.com/it_IT/attachments/sostenibilita/cambiamenti-climatici-efficienza-energetica/efficienza-energetica/scaroni-no-cravatta.jpg" title="Paolo Scaroni senza cravatta" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Paolo Scaroni senza cravatta</td></tr>
</tbody></table>
<b>Paolo Scaroni</b> ha promosso in eni una <b>buona pratica</b> che è stata poi seguita da altre aziende.<br />
Si tratta del'operazione "<b>eni si toglie la cravatta</b>", avviata nel 2007, che consiste
nel <b>mantenere le temperature all'interno degli edifici più alte di 1°C</b> e
di contribuire ad un <b>uso più razionale dei condizionatori d'aria</b>. Pur
mantenendo uno stile appropriato al luogo di lavoro, si potrà optare per
un abbigliamento più fresco e leggero, evitando di indossare la
cravatta, se non per circostanze formali.
<br />
E funziona? Pare priorio di sì: in base ai dati energetici raccolti a chiusura dell'iniziativa, si
calcola che l'ottimizzazione della climatizzazione abbia condotto ad <b>un
risparmio di energia elettrica complessivo di 430.000 kWh</b> (rispetto ai
418.000 kWh nel 2010). L'impatto positivo sull'ambiente in termini di
<b>riduzione delle emissioni di CO2 è stato pari a 241 tonnellate</b>. Il
risparmio energetico corrisponde ad una diminuzione dei consumi di
energia elettrica di climatizzazione di circa il 9,5%.Angelo Reondihttp://www.blogger.com/profile/15147984934789149063noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4811972066083792529.post-77184598936677553122012-06-04T15:48:00.001+02:002012-06-04T15:57:30.886+02:00Terremoto in Emilia. L'esperto: il sisma durerà a lungo.<a href="http://images.vanityfair.it/Storage/Assets/Crops/305814/35/128176/Terremoto-Novi-Modena_490x340.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="222" src="http://images.vanityfair.it/Storage/Assets/Crops/305814/35/128176/Terremoto-Novi-Modena_490x340.jpg" width="320" /></a>Oggi giornata di lutto nazionale per il terremoto in Emilia, dopo la forte scossa di ieri sera e le tre, più leggere, di stamattina. E a peggiorare la situazione degli sfollati si aggiunge il maltempo.<br />
"La pioggia nelle prossime ore diventerà sempre più battente, è una
compagnia di cui avremmo fatto volentieri a meno", è il
commento del capo della Protezione civile, Franco Gabrielli. <br />
Il sismologo dell'Ingv Alessandro Amato avverte: "<b>Durerà a lungo il periodo sismico</b> conseguente alle scosse registrate in
questi giorni".<br />
"La scossa di questa sera di magnitudo 5.1 ha
riguardato la zona del modenese già attiva da alcuni giorni dopo
l'evento del 29 maggio di magnitudo 5,8. Da allora quella zona del
settore occidentale che comprende un'area di 15-20 chilometri si sono
registrate tantissime scosse di magnitudo inferiore a 4 e oggi
pomeriggio di magnitudo 3.8 e poi stasera di 5.1; <b>l'area dunque è la
stessa dei giorni passati e si tratta a tutti gli effetti di una replica
della scossa del 29 maggio</b>".Angelo Reondihttp://www.blogger.com/profile/15147984934789149063noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4811972066083792529.post-5622432865763568992012-05-31T09:52:00.002+02:002012-05-31T09:52:33.141+02:00L’Agenzia europea dell'ambiente: come rendere le città luoghi più piacevoli in cui vivere<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://picasaweb.google.com/103950296769901476497/20120531#5748602134015883330" imageanchor="1" style="clear: right; cssfloat: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="297" rba="true" src="http://3.bp.blogspot.com/-Ya7DK9sqG_A/T8cjLvkRuEI/AAAAAAAAABE/BZe2azCQi_U/s320/globalwarming.jpg" width="320" /></a></div>
Il rapporto dell'<strong>Agenzia europea dell'ambiente (EEA)</strong> “ Urban adaptation to climate change in Europe” è il primo studio a livello europeo che fa il punto della situazione sulla <strong>vulnerabilità urbana</strong> ai cambiamenti climatici. <br />
Secondo lo studio le migliori pratiche sono state in alcune città europee, tra cui Londra, Malmö, Łódź e Copenhagen. <br />
E’ stato evidenziato che la<strong> maggiore vulnerabilità delle città</strong>, in cui risiede circa il 75% della popolazione europea, è insita nella composizione stessa delle aree urbane. Come primo esempio, la forte presenza di superfici artificiali e la scarsa presenza di verde determinano temperature più alte rispetto alle zone rurali e aumentano la percezione delle <strong>ondate di calore</strong> da parte dei cittadini. <br />
In futuro la scarsità d’acqua, le inondazioni e le ondate di caldo saranno fenomeni sempre più frequenti e intensi, per questo gli amministratori dovrebbero investire quanto prima in misure di mitigazione. Infatti prima lo faranno minori saranno i costi. <br />
Il report mostra come le politiche di adattamento non possano essere obiettivi locali ma richiedano azioni concertate a tutti i livelli politici. A tale proposito un ruolo fondamentale può essere svolto dall’UE con l’applicazione di politiche di sostegno coerenti. <br />
Un primo passo in tal senso è stata la messa a punto della piattaforma web, recentemente inaugurata, European Climate Adaptation Platform Climate-ADAPT , che l’UE ha messo a disposizione sul sito dell’Agenzia europea dell'ambiente. Tale piattaforma vuole essere un supporto concreto per i politici a livello europeo, nazionale e regionale, al fine di garantire azioni concrete e mirate per fronteggiare i cambiamenti climatici e le loro conseguenze.Angelo Reondihttp://www.blogger.com/profile/15147984934789149063noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4811972066083792529.post-12901724392675497252012-05-31T06:30:00.000+02:002012-06-05T17:01:31.070+02:00Un grano non OGM che resiste ai cambiamenti climatici<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://3.bp.blogspot.com/-ICeYwGUKPeE/T7Zb_3xXQHI/AAAAAAAAAA0/LhOphUbMIr4/s1600/grano.png" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="240" src="http://3.bp.blogspot.com/-ICeYwGUKPeE/T7Zb_3xXQHI/AAAAAAAAAA0/LhOphUbMIr4/s320/grano.png" width="320" /></a></div>
Un<b> nuovo grano</b>, <b>tutto naturale</b>, ottenuto grazie ad una serie di incroci. Analizzando la struttura genetica di alcune piante, infatti, gli scienziati hanno isolato un gene capace di aiutare la pianta a tollerare il sodio donandole la capacità di opporsi ai livelli troppo alti di salinità del suolo causati dai cambiamenti climatici. La notizia è arrivata proprio in occasione dell’ultima edizione della Giornata Mondiale della Terra ed è stata accolta con grande entusiasmo da esperti e climatologi internazionali poiché potrebbe risolvere una delle future piaghe legate alla produzione alimentare. Negli ultimi tempi, infatti il problema dell’eccessiva salinità del terreno si è diffuso al 20% delle superfici agricole mondiali, mettendo a rischio molte varietà di grano duro, cereale fondamentale nella dieta di molti popoli. Inaspettatamente, alcuni ricercatori australiani hanno messo a punto una “super varietà” di grano che ben si adatta a tali condizioni e che è in grado di <b>aumentare la produzione del 25%</b> rispetto alle varietà tradizionali. Tale scoperta spalanca le porte a una serie di ricerche più approfondite anche su altre varietà vegetali, indirizzando verso una lotta concreta contro la fame nel mondo.Angelo Reondihttp://www.blogger.com/profile/15147984934789149063noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4811972066083792529.post-64638251346221657852012-05-28T15:45:00.000+02:002012-06-07T15:46:17.853+02:00Paolo Scaroni: Il rincaro del petrolio? Colpa del nostro stile di vita<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://www.eni.com/it_IT/attachments/azienda/organigramma/amm-delegato/scaroni_zoom.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="200" src="http://www.eni.com/it_IT/attachments/azienda/organigramma/amm-delegato/scaroni_zoom.jpg" width="130" /></a></div>
<a href="http://www.eniscuola.net/it/eni-in-sintesi/paolo-scaroni/"><b>Paolo Scaroni</b></a>,
l'ad di Eni, ha dichiarato, durante un convegno sul tema "Energia e politiche dello sviluppo", che<b> il caro benzina dipende anche dal fatto che noi non riusciamo a farne a meno</b>: consumiamo comunque così tanto che la benzina era e resta necessaria, quindi preziosa e costosa.<br />
Ecco le parole di <a href="http://www.eventi-eni.it/paolo-scaroni-amministratore-delegato-direttore-generale-eni/"><b>Paolo Scaroni</b></a>:<br />
"Ci lamentiamo per l'eccessivo costo della benzina? Se il prezzo è considerato elevato, la colpa va attribuita al nostro
stile di vita. Non siamo disposti, infatti, a rinunciare a nulla: ciò
significa che il petrolio non ha raggiunto ancora un costo tale da
essere ritenuto insostenibile e da provocare, quindi, un mutamento del
nostro modo di vivere".
<a href="http://assicurazioniebanche.blogspot.it/2011/12/paolo-scaroni.html"><b></b></a><br />
“È vero che sul prezzo del greggio influiscono speculazione e rischi
internazionali, - ha continauto <a href="http://assicurazioniebanche.blogspot.it/2011/12/paolo-scaroni.html"><b>Paolo Scaroni</b></a> - ma è altrettanto vero che l'Occidente non fa nulla per
ridurre i consumi. In 20 anni il costo del petrolio è cresciuto di 10volte, eppure i consumi non sono calati affatto”.Angelo Reondihttp://www.blogger.com/profile/15147984934789149063noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4811972066083792529.post-57838885696979706062012-05-17T06:30:00.000+02:002012-05-22T17:42:11.438+02:00Windowfarm: il giardino verticale per l’appartamento<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://1.bp.blogspot.com/-out70nKJEjg/T7PEfRukEvI/AAAAAAAAAAo/IUlTrlMcRRY/s1600/windowfarm.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="235" src="http://1.bp.blogspot.com/-out70nKJEjg/T7PEfRukEvI/AAAAAAAAAAo/IUlTrlMcRRY/s320/windowfarm.jpg" width="320" /></a></div>
E’ l’ultima frontiera del giardinaggio domestico fai-da-te: si tratta di Windowfarm, il primo giardino verticale che invece di essere appeso ai muri viene fissato direttamente alle finestre.
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L’idea è semplice e di facile realizzazione. <br />
E’ basata sui principi dell’ Hydroponic Gardening, metodo di coltivazione ‘indoor’ che massimizza gli spazi ridotti tipici degli appartamenti per sfruttarne il microclima.
Il sistema è formato da una serie di bottiglie-vaso disposte a cascata, costantemente concimate e irrigate grazie ad un timer che attiva pompa e serbatoio, posti alla base.
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Il sistema si rivela doppiamente intelligente: oltre ad assicurare nutrimento ed acqua ad intervalli regolari, recupera anche le sostanze non assorbite e le immette nuovamente in circolo.
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Ideale per coltivare verdure fresche commestibili, il kit pronto all’uso viene venduto a circa 120 dollari, ma in alternativa è possibile costruirne una versione analoga e altrettanto efficiente seguendo alcuni piccoli suggerimenti.
A tale proposito la piattaforma Community Gardening ospita “coltivatori alla finestra” da tutto il mondo ed è il luogo ideale per scambiare idee ed ottenere preziosi suggerimenti per i propri orti verticali.Angelo Reondihttp://www.blogger.com/profile/15147984934789149063noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4811972066083792529.post-18927911866347313732012-05-10T14:23:00.000+02:002012-05-10T14:24:48.255+02:00La lampadina a led conviene: ecco perché<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://3.bp.blogspot.com/-zVhqZcFNnKE/T6uyzIUdJnI/AAAAAAAAAAc/Ha5BOohJWUA/s1600/lampadine_led-sferamb%5B1%5D.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="200" src="http://3.bp.blogspot.com/-zVhqZcFNnKE/T6uyzIUdJnI/AAAAAAAAAAc/Ha5BOohJWUA/s200/lampadine_led-sferamb%5B1%5D.jpg" width="200" /></a></div>
E’ vero, le lampadine a led sono costose, in media dai 30 euro a salire, ma hanno immensi vantaggi che vanno misurati e apprezzati nel tempo. Per prima cosa hanno una notevole durata, anche fino a 25-30 anni. Di imprescindibile importanza è la mancanza al loro interno di mercurio, estremamente tossico per la salute umana e di difficile e costoso smaltimento. <br />E come non badare al risparmio in termini di denaro? <br />Le lampadine a led, infatti, permettono un risparmio energetico imbattibile. Abbattono i costi della bolletta del 75-80%.
Da non sottovalutare il risparmio in termini di CO2 che si attua grazie all'acquisto: 33 chilogrammi all’anno in meno rispetto a una lampadina a incandescenza da 60 watt.Angelo Reondihttp://www.blogger.com/profile/15147984934789149063noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4811972066083792529.post-62207516075968039252012-03-22T15:03:00.002+01:002012-05-10T12:28:46.757+02:00Modi per risparmiare sul riscaldamento: il riscaldamento a infrarossi<a href="http://t2.gstatic.com/images?q=tbn:ANd9GcRruwJwvpaAVE9it2subu0tUJqhHl_KL4KU3QxzsYepzda_UUXr"><img alt="" border="0" src="http://t2.gstatic.com/images?q=tbn:ANd9GcRruwJwvpaAVE9it2subu0tUJqhHl_KL4KU3QxzsYepzda_UUXr" style="cursor: hand; cursor: pointer; float: right; height: 135px; margin: 0 0 10px 10px; width: 240px;" /></a>Il <span style="font-weight: bold;">riscaldamento infrarossi</span> è un nuovo sistema che permette di <span style="font-weight: bold;">scaldare senza disperdere il calore</span>.<br />
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I normali caloriferi scaldano l'aria, e questa scalda l'ambiente circostante. Con gli infrarossi praticamente si elimina un passaggio, scaldando direttamente persone ed oggetti presenti nella casa. Il riscaldamento per irraggiamento emette calore sotto forma di radiazioni infrarosse, simili al calore dei raggi del sole, producendo un comfort termico direttamente sul corpo.<br />
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Il calore così prodotto è assolutamente <span style="font-weight: bold;">pulito, ecologico e addirittura benefico</span> per il corpo, <span style="font-weight: bold;">riducendo notevolmente i consumi e quindi anche i costi</span>.Angelo Reondihttp://www.blogger.com/profile/15147984934789149063noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4811972066083792529.post-84209227526402741752012-03-15T15:03:00.002+01:002012-05-10T12:29:01.581+02:00Modi per risparmiare sul riscaldamento: la caldaia a legna<a href="http://t1.gstatic.com/images?q=tbn:ANd9GcSgWkXiCyH-NH32LcbiNC5yk9gQ_PlB-525AER6sMRsgCAhcuB4"><img alt="" border="0" src="http://t1.gstatic.com/images?q=tbn:ANd9GcSgWkXiCyH-NH32LcbiNC5yk9gQ_PlB-525AER6sMRsgCAhcuB4" style="cursor: pointer; float: right; height: 159px; margin: 0pt 0pt 10px 10px; width: 206px;" /></a>Questa settimana parliamo di un'altra soluzione per <span style="font-weight: bold;">riscaldare la casa risparmiando energia</span>, specialmente nei luoghi isolati.<br />
La soluzione è utilizzare le <span style="font-weight: bold;">stufe a pellet, a legna o a mais</span>, che hanno raggiunto un livello abbastanza elevato di efficienza e affidabilità, ed inoltre non producono fumi tossici, dato che bruciano solo combustibili naturali.<br />
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Le <span style="font-weight: bold;">stufe a pellets</span>, combustibile legnoso formato da segatura compressa, sono diventate molto affidabili con l'utilizzo dell'elettronica. Hanno il grande vantaggio rispetto alle tradizionali stufe a legna di poter dosare il combustibile a piacimento e quindi consentono un preciso controllo della temperatura.<br />
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Una sottocategoria delle stufe a pellets è quella delle <span style="font-weight: bold;">stufe a mais o granoturco</span>. Si tratta di stufe ecologiche il cui principale combustibile è il mais, ma che possono funzionare anche a pellets o a cippato come gusci di nocciole o mandorle. Il mais o granoturco è uno dei combustibili più potenti esistenti in natura: non inquinante, rinnovabile e di facile reperibilità, si può trasportare e immagazzinare facilmente. Ha un potere calorico di circa 6200 Kcal/kg (con umidita intorno al 15%).<br />
Il mais come il pellets garantisce una combustione pulita, neutra, migliore dei combustibili di origine fossile come gasolio, olio combustibile, gas e carbone, i quali causano un aumento del contenuto di ossidi di carbonio e altre sostanze nocive nell'atmosfera. Il mais è quello normalissimo in grani, facilmente reperibile, il prezzo è tra i più bassi in fatto di combustibili.<br />
La pulizia, inoltre, è facile, perché queste stufe <span style="font-weight: bold;">sporcano poco</span>.Angelo Reondihttp://www.blogger.com/profile/15147984934789149063noreply@blogger.com0