Dal Sole 24 Ore
Dopo mesi di indiscrezioni, il premier australiano Kevin Rudd ha finalmente rivelato il suo piano per combattere le emissioni di gas serra: l'Australia, uno dei grandi Paesi inquinatori, le taglierà del 15% entro il 2020 solo se si raggiungerà un patto mondiale sul clima ( ipotesi alla quale Canberra crede poco). In caso contrario, procederà a un taglio unilaterale del 5 per cento. Il piano prevede anche l'avvio di uno schema di scambio delle emissioni entro il luglio 2010, aiuti per 4 miliardi di dollari australiani (2 miliardi di euro) all'industria energetica ed esenzioni fino al 90% alle imprese più inquinanti.L'annuncio, avvenuto a ridosso dell'impegno preso dall'Unione Europea a ridurre le emissioni del 20%, è stato salutato con favore dal mondo industriale, colpito dalla crisi economica internazionale, e attaccato dagli ecologisti, delusi da un primo ministro che in campagna elettorale aveva fatto ben altre promesse e che, non appena assunto l'incarico, si era affrettato a firmare il protocollo di Kyoto, a lungo ignorato dal suo predecessore John Howard.«Non possiamo promettere ciò che non riusciremmo a mantenere. I nostri target sono in linea con quelli di altre nazioni sviluppate» ha replicato Rudd, specificando di aver preso in considerazione il tasso di crescita della popolazione e che quindi i tagli per abitante sarebbero comparabili a quelli dei Paesi europei. Rudd ha proseguito sostenendo di essere riuscito a bilanciare esigenze economiche e ambientali.I principali commentatori sono però di avviso diverso. «Se di guerra si trattava- commenta Gary Cox, a capo della divisione derivati ambientali di Newedge- l'economia ha sicuramente vinto». Particolarmente generosi infatti sono gli aiuti previsti all'industria energetica a compensazione dell'impegno a combattere i cambiamenti climatici: 3 miliardi di dollari australiani (1,5 miliardi di euro) andranno ai fornitori di energia elettrica e 750 milioni all'industria del carbone. Il Governo ha anche mantenuto gli impegni inizialmente previsti, quando, prima della crisi finanziaria, pensava di adottare tagli di Co2 più consi-stenti: la "Borsa" dei gas serra, che coprirà il 75% delle emissioni e interesserà mille grandi aziende, includerà esenzioni fino al 90% per i principali inquinatori allo scopo di proteggerli nel caso dovessero confrontarsi sul mercato internazionale con rivali "non tassati". Inoltre, entro il 2020 la metà dei permessi a inquinare verranno concessi gratuitamente. Rudd, infine, non ha dimenticato i cittadini: nei prossimi cinque anni 30 miliardi di dollari saranno stanziati alle fasce deboli della popolazione a compensazione del previsto aumento del costo dell'elettricità (+18%) e del gas (+12%).«Rudd ha deciso di avvolgere l'industria australiana nella bambagia - commenta Julie Toth, economista di Anz Bank - in un momento in cui era già rassegnata ad accettare tagli alle emissioni dal 10-15 per cento».
Anche i grandi gruppi energetici iniziano a muoversi? Questo è quello che l’Eni, ad esempio, su iniziativa dell’amministratore delegato Paolo Scaroni, dichiara di fare ogni anno a favore dell’ambiente.
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