martedì 2 dicembre 2008
Clima e tecnologie, la crisi condiziona il vertice dell'Onu
C'è un convitato di pietra, al vertice climatico delle Nazioni Unite, che si è aperto ieri a Poznan, in Polonia. È il prossimo inquilino della Casa Bianca, Barack Obama, i cui propositi ambientali - dalla campagna elettorale agli allori della vittoria- non sono cambiati: quando si tratterà di negoziare un regime di taglio obbligatorio delle emissioni- serra, assicura il presidente eletto, gli Stati Uniti faranno la loro parte. Tutto il contrario di quel che è successo negli otto anni di amministrazione Bush che, per altri cinquanta giorni, tiene ancora lo scettro del comando al tavolo delle trattative internazionali, chiamate ad architettare qualcosa di meglio del Protocollo di Kyoto.Non è colpa del convitato di pietra, se Poznan servirà a poco o a nulla. Si sapeva già un anno fa quando, nel chiudere le porte del precedente vertice di Bali, le diplomazie ambientali di tutto il mondo davano per scontato questo sconveniente scarto temporale fra i primi di dicembre (il mese designato per i summit climatici, da 14 anni a questa parte) e il 20 di gennaio, data dell'inaugurazione presidenziale. Anzi, è forse per questo, se il vero obiettivo indicato a Bali è stato quello del 2009, quando i 190 Paesi del mondo si incontreranno a Copenhagen- ovviamente a dicembre - per firmare l'omonimo trattato, che dovrebbe sostituire Kyoto dal 2012.Questo non vuol dire che il vertice sarà inutile. È ovvio che, più dettagli verranno concordati - non solo sulla mitigazione dell'effetto-serra, ma anche sull'adattamento ai cambiamenti climatici o sul trasferimento tecnologico ai Paesi in via di sviluppo - e meglio sarà per gli esiti di Copenhagen. Certo è, che la crisi economica non facilita le cose.
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