martedì 16 dicembre 2008

La ricetta di Obama: dal clima 5 milioni di occupati

La crociata sull'ambiente del presidente eletto Barack Obama ha da ieri un nome e un volto: quelli di Carol Browner. Sarà la 53enne ex responsabile dell'agenzia per la protezione ambientale sotto Bill Clinton, grande protetta di Al Gore, a guidare il Consiglio sulle politiche ambientali ed energetiche. Una Zarina, insomma, per risanare l'ambiente, presentata dal presidente nei panni di grande coordinatrice della sua squadra sull'energia. «Dobbiamo avanzare verso una nuova frontiera energetica – ha detto Obama – e creare una nuova economia ibrida». Ma gli obiettivi, per l'amministrazione entrante, non saranno facili da rispettare. Obama ha promesso di varare una strategia energetica che sappia lottare contro le emissioni dell'effetto serra e la dipendenza dal petrolio e dal carbone. Una strategia che sappia anche ricucire gli strappi tra Stati Uniti e altre potenze occidentali sull'impegno ecologico. Queste ambizioni rischiano tuttavia di essere messe in ombra dalle necessità di lottare contro l'altra, immediata crisi che richiede sempre più attenzione e ingenti risorse: quella economica e finanziaria.
Per conciliare le priorità Obama ha messo a punto una politica che si propone di usare le tecnologie verdi già al centro delle iniziative che l'anno prossimo, al prezzo di forse 700 miliardi di dollari, dovranno stimolare il rilancio dell'economia. Interventi che vanno dalle costruzioni all'auto. C'è anche lo slogan: re-power America, dare nuova energia al Paese. E c'è, sullo sfondo, soprattutto il programma di lungo periodo: fin dalla campagna elettorale il prossimo presidente ha delineato un piano che vuole creare cinque milioni di posti di lavoro verdi, i "green collar jobs", grazie a investimenti stimati in 150 miliardi di dollari nell'arco di dieci anni che dovrebbero mobilitare anche la partecipazione del settore privato. Ancora: entro il 2012 vuole produrre almeno il 10% del fabbisogno di elettricità da fonti rinnovabili e entro il 2025 far lievitare la percentuale al 25%. E poi far scattare un sistema di "cap and trade", di scambio di permessi inquinanti che abbia l'obiettivo esplicito di ridurre i gas dannosi per l'atmosfera dell'80% entro la metà del secolo.
Altrettanto certo è, però, che sull'ambiente Obama riceve un'eredità pesante da George W. Bush. Entro il 2009 le diplomazie mondiali hanno l'obiettivo di forgiare un nuovo trattato sul clima che rimpiazzi il Protocollo di Kyoto del 1997. Quel trattato fissò limiti alle emissioni e gli Usa non le hanno mai accettate. Adesso Obama ha il compito di lanciare una nuova intesa che possa essere approvata dal Parlamento. Qualche segno di maggior disponibilità ad agire all'unisono con Obama sta arrivando dal Congresso, che a gennaio avrà una rafforzata maggioranza democratica. La commissione Ambiente del Senato ha già in preparazione due leggi sull'effetto serra, una per promuovere l'efficienza nell'ambito di stimoli economici immediati e l'altra per dare vita al "cap and trade". Browner, inoltre, sarà affiancata da una squadra agguerrita: segretario all'Energia sarà Steven Chu, Nobel per la fisica vicino al movimento ambientalista. Lisa Jackson sarà a capo dell'agenzia per la protezione ambiantale Epa e Nancy Sutley dirigerà il Consiglio per la qualità ambientale della Casa Bianca.

1 commento:

fr ha detto...

sono molto interessanti le idee che ha il Presidente Obama sull'ambiente.Ma siamo sicuri che l'America piu'repubblicana le accetera'? Per ulteriori commenti mi trovate sul sito www.weblionsearch.com