venerdì 28 novembre 2008

Luca Mercalli: «Guardo i cirri in cielo e penso alla pace mondiale»

Dal Corriere della Sera

«Che cosa sarebbe il classico colloquio in attesa dell'ascensore, se non disponesse del freddo o del caldo come argomenti rituali politicamente corretti?». Nel libro «Filosofia delle nuvole» (Rizzoli), Luca Mercalli, meteorologo del programma tv di Fabio Fazio «Che tempo che fa», parte da osservazioni a prima vista banali per mostrare come la nostra esistenza sia condizionata dal cielo e da ciò che succede «lassù».Con vignette, dati storici, citazioni e aneddoti autobiografici (nei primi anni 80, ancora studente, l'autore si fece installare sul tetto di casa una parabolica in grado di captare le immagini satellitari), il climatologo torinese — che domani presenterà il saggio, scritto con un computer alimentato da energia solare, alla Fnac — costruisce «un racconto con nozioni pratiche» per riflettere sull'importanza della meteorologia per il presente e il futuro dell'umanità.«Volevo scrivere un libro leggero come un cielo attraversato da nubi sottili, i cosiddetti cirri, sul rapporto dell'uomo con il tempo», dice il Mercalli, che è anche presidente della Società Meteorologica Italiana.Molti sostengono di soffrire di meteoropatia. Una credenza fondata? «Non c'è evidenza scientifica. Ma il clima ha effetto su tutti noi, in maniera diversa da individuo a individuo. Condiziona gli abiti che indossiamo, il traffico. Con la loro mutevolezza le nubi sono metafora di un approccio alla vita fondato su curiosità e fantasia».Lei constata che il rapporto uomo- clima si sta allentando. «In certi contesti si sta perdendo del tutto il contatto con la natura e il tempo atmosferico. Se fuori fa freddo ci chiudiamo in casa con i termosifoni accesi, se fa caldo abbiamo i condizionatori. Imprigionati in una goccia di cristallo perdiamo un pezzo di esperienza del mondo che potrebbe arricchirci. E non ci rendiamo conto dei cambiamenti climatici che provochiamo a spese del pianeta».Nel libro scrive che la meteorologia può diventare strumento di pace. In che senso? «Dato che le nuvole non hanno confini, la meteorologia necessita della collaborazione di tutti i Paesi per progredire. Se con la cooperazione internazionale combatteremo gli scenari negativi, sarà un bene per tutti, altrimenti sarà proprio il clima a esacerbare i conflitti tra le nazioni. Purtroppo l'Italia continua a sperare che il riscaldamento globale sia una bufala. Il mio auspicio è che Obama si impegni nella lotta all'inquinamento, in quel caso gli Stati Uniti farebbero da traino».Torinese Luca Mercalli: è presidente dei meteorologi italiani.

Ma cosa fanno i grandi gruppi per l'ecologia? Questo è quello che l’Eni, ad esempio, su iniziativa dell’amministratore delegato Paolo Scaroni, dichiara di fare ogni anno a favore dell’ambiente.

Sole e vento? Un affare Basta sfatare dieci miti

da Repubblica

Tutti ne parlano, tutti la vogliono, ma pochi credono che sia veramente possibile produrla. L´oggetto del desiderio è l´energia pulita, la fonte in grado di risolvere contemporaneamente due problemi: fermare il cambiamento climatico e permettere al mondo di continuare a funzionare ai ritmi attuali, senza tornare all´età delle caverne. Ma sebbene governi, scienziati e media dedichino sempre più attenzione a questo obiettivo, le statistiche indicano che la maggioranza dell´opinione pubblica è scettica sulla possibilità di realizzarlo. Un libro uscito ora in Gran Bretagna si propone di smentire questa impressione, iniettando una dose di ottimismo nel dibattito sul "Green New Deal", il piano per colorare di verde l´economia planetaria.In "Ten technologies to save the planet" Chris Goodall, esperto di energie rinnovabili, illustra i "miti da sfatare" sull´argomento: una sorta di decalogo per capire che la rivoluzione verde si può fare, e come. Il suo libro, di cui il Guardian ha pubblicato un´anticipazione, parte dall´energia solare: non è vero che è troppo costosa per essere usata in modo ampio e diffuso, afferma l´autore. I pannelli solari odierni, grossi e costosi, catturano solo il 10 per cento circa dell´energia del sole, ma rapide innovazioni in corso negli Stati Uniti segnalano che una nuova generazione di pannelli solari assai più sottili ed economici potranno catturare molta più energia. La società First Solar, leader del settore, ritiene che i suoi prodotti potranno generare elettricità nei Paesi più caldi tanto economicamente quanto le centrali elettriche entro il 2012. Altre aziende, in Spagna e in Germania, stanno sperimentando nuovi sistemi per catturare i raggi del sole, con risultati incoraggianti. L´Europa potrebbe un giorno ricavare gran parte del proprio fabbisogno elettrico da stazioni di pannelli solari nel deserto del Sahara.Ma ci sono anche altri miti da sfatare. Come quello che l´energia eolica sia troppo inaffidabile. È falso. Già oggi in certi periodi dell´anno produce il 40 per cento del fabbisogno energetico della Spagna. Non è neppure vero che l´energia tratta dalle correnti marine non porti da nessuna parte: in Irlanda del Nord e in Portogallo hanno cominciato a funzionare i primi generatori a turbina che sfruttano le onde. Falso anche che le centrali nucleari siano più economiche di altre fonti di elettricità a bassa produzione di carbonio: i costi dell´energia nucleare sono incontrollabili, e a meno di ridurli sarebbe più conveniente puntare su centrali a carbone "pulite". È opinione comune che le auto elettriche siano lente e brutte, ma non è vero: ormai sono veloci, belle e avranno presto batterie al litio, in grado di ricaricarle economicamente e rapidamente. Non a caso Danimarca e Israele intendono avere solo auto elettriche, in futuro. C´è la credenza che i biocarburi (come l´etanolo) siano sempre distruttivi per l´ambiente, ma in futuro non sarà così. Se si ritiene che il cambiamento climatico comporti un maggior fabbisogno di agricoltura organica si deve comunque tener presente che occorrerebbe riuscire ad aumentare le dimensioni dei raccolti di questo tipo. Per quel che riguarda le innovative case a "zero emissioni di carbonio", è vero che sono una priorità, ma molto costosa: meglio puntare sulla riduzione delle emissioni delle case esistenti, come si fa in Germania. Si crede poi che le stazioni elettriche debbano essere grandi per essere efficienti: il futuro invece sarà delle microstazioni. È opinione comune, infine, che tutte le soluzioni ai problemi energetici debbano essere ad alta tecnologia, ma spesso costano troppo. Per cui non bisogna disdegnare la bassa tecnologia.

giovedì 27 novembre 2008

Il progetto di Al Gore Croci: noi promossi

Lo sviluppo sostenibile per contrastare il cambiamento climatico non può più attendere (vedi intervista a Paolo Scaroni, amministratore delegato dell'eni) e anche le amministrazioni locali se ne sono convinte come emerge dall'articolo tratto da da La Repubblica:"«Milano è tra le città più impegnate a livello internazionale per ridurre le emissioni dei gas responsabili dell´effetto serra e per contrastare il cambiamento climatico». Parola dell´assessore alla Mobilità Edoardo Croci che ieri è intervenuto alla presentazione della terza tappa dell´iniziativa "Una mano al pianeta" di Climate Project, l´organizzazione mondiale fondata dal Nobel per la Pace 2007 Al Gore impegnata a far conoscere i problemi del futuro del pianeta e a contrastare i cambiamenti climatici in atto. Al convegno milanese l´assessore ha spiegato le iniziative messe in campo negli ultimi mesi da Palazzo Marino «sia a favore della mobilità sostenibile che della sostenibilità energetica», come l´Ecopass, l´incremento della frequenza dei mezzi pubblici, l´estensione della sosta regolamentata, il raddoppio della rete metropolitana, il potenziamento della rete di teleriscaldamento e l´avvio del bikesharing. «La nostra città intende dare un grande contributo agli obiettivi del Paese per il clima con un impegno volontario superiore a quello nazionale»."

Agricoltura contro la CO2

da Il Sole 24 Ore

«Vogliamo inserire nel prossimo protocollo internazionale sulle emissioni di CO2 un capitolo sull'agricoltura, perché la produzione del cibo è un fattore strettamente correlato alla questione climatica». Inizia così l'incontro con Bernward Geier, membro della Commissione per il futuro dell'alimentazione e dell'agricoltura che ha redatto il «Manifesto sul cambiamento climatico e il futuro della sicurezza alimentare». Il documento è stato presentato da Carlo Petrini e Vandana Schiva a Terra Madre, in una sala gremita dai rappresentanti di centinaia di Paesi. Per capire i motivi di una proposta apparentemente ingenua bisogna osservare i numeri. Pochi sanno che il modello alimentare industriale secondo alcune stime incrementa del 25% le emissioni di CO2.Purtroppo nella conferenza organizzata dalle Nazioni Unite a Bali nel dicembre 2007, si è discusso dei processi di industrializzazione che danneggiano il clima e dei metodi di trasporto per i prodotti alimentari, ma non si è parlato della questione agricola.«Secondo noi –spiega Geier –è doveroso intervenire su questo terreno, sottolineando le differenze tra l'agricoltura industrializzata che emette CO2 e quella biologica che la assorbe. Queste tesi riportate nel «Manifesto» sono avvallate da autorevoli pareri scientifici e sostenute dalla Fao e dall'Oms.

mercoledì 26 novembre 2008

Target lontano per le emissioni

tratto da "Il Sole 24 Ore- Lombardia"

Più di 30 milioni di tonnellate di emissioni di anidride carbonica. Una quantità inferiore a quanto prodotto l'anno precedente, ma pur sempre al di sopra delle soglie limite fissate dal Piano di allocazione nazionale. Il bilancio dell'inquinamento lombardo chiude in negativo anche nel 2007, ma consegna qualche segnale di miglioramento. È questo il responso che emerge dalle lettura dei primi dati elaborati da EcoWay, società di consulenza nel settore del climate change (cambiamento climatico) con sede a Milano.L'anno scorso le aziende lombarde hanno prodotto una quantità di emissioni pari a 30,142 milioni di tonnellate di CO2, sforando del 9,08% le quote previste dal Protocollo di Kyoto. All'indice finiscono le emissioni inquinanti relative alle attività energetiche (+10,94% rispetto alle quote allocate) e ai cementifici (+6,50 per cento) ma, soprattutto l'attività dell'industria di produzione e trasformazione di materiali ferrosi: il confronto con le quote CO2 previste dal Piano nazionale fa segnare uno sfondamento del 44,35 per cento.Confrontando i dati con la situazione complessiva al 31 dicembre del 2006, però, emerge un miglioramento del deficit pari a circa 1,5 milioni di tonnellate. Merito delle buone performance delle aziende attive nel settore energia che, pur restando sopra i limiti di Kyoto, hanno "limato" di quasi 2 milioni di tonnellate le emissioni negli ultimi dodici mesi di rilevazione.

L’ecodieta per abbattere il CO2

Non resistete alla tentazione di mangiare delle primizie a gennaio che vengono, magari, da un altro continente e hanno quindi un trasporto ad alto carico di CO2? Se proprio non riuscite a farne a meno, potete provvedere a riequilibriare la vostra "dieta" di CO2, proprio come fareste con una normale dieta alimentare.Come? scoprirlo è semplice: su www.ecodieta.it, ognuno di noi può sapere quante emissioni di CO2 sono legate ad ogni sua azione quotidiana e, soprattutto, come ridurle senza eccessivi sforzi o sacrifici. Solo con un po’ di attenzione in più, infatti, ognuno nel suo piccolo può contribuire a risolvere il problema del riscaldamento globale.L’obiettivo dell’ultima iniziativa di Enel nell’ambito del Progetto Ambiente e Innovazione, che dedica importanti risorse allo sviluppo di progetti innovativi per la salvaguardia dell’ambiente e delle energie rinnovabili, è sensibilizzare cittadini e consumatori sulla necessità di ridurre le emissioni di anidride carbonica nell’atmosfera ormai conosciuta da tutti come CO2 il gas ritenuto il principale responsabile dell’effetto serra e, quindi, dei cambiamenti climatici. Entrando nel sito www.ecodieta.it, si apriranno le porte di un appartamento virtuale: nelle varie stanze della casa si potranno simulare diverse attività come lavarsi, cucinare, accendere o spegnere gli elettrodomestici. All’esterno della casa si potranno invece utilizzare anche i diversi mezzi di trasporto. Al primo ingresso il visitatore sarà invitato a calcolare il livello medio di produzione di CO2 di una sua giornatatipo. E scoprirà, con molta sorpresa, che anche i suoi più piccoli gesti quotidiani sono sufficienti a immettere nell’atmosfera centinaia di chili l’anno di anidride carbonica.Grazie a un pratico "ecocalcolatore", messo a punto con la collaborazione di AzzeroCO2 una "esco" (Energy Service Company) specializzata nel neutralizzare le emissioni di gas serra grazie a progetti che utilizzano fonti rinnovabili, interventi di risparmio energetico e di forestazione in Italia e all’estero l’utente troverà tutta una serie di indicazioni per ridurre del 20% la sua produzione di CO2, lo stesso target già raggiunto da Enel.

da "Affari & Finanza"(La Repubblica)

vedi anche "DIALOGO FRA PAOLO SCARONI E ALAN J. HEEGER SULL’ IMPORTANZA DELL’ INNOVAZIONE E DELLA RICERCA"

martedì 25 novembre 2008

Rynair: la borsa della CO2 per gli aerei è una follia

Da Affari & Finanza

«Sono completamente folli. Volare è già uno dei mezzi di trasporto più pesantemente tassati: se tu aggiungi nuove voci lo fai solo per consentire ai governi di raccogliere altre tasse dalla gente. Non c'è un argomento serio per sostenere questa operazione: è solo l'ennesima bugia ecologica per aumentare gli introiti dei governi». Come sempre, non usa mezzi termini Michael O’Leary, amministratore delegato della Ryanair, compagnia low cost divenuta un colosso dei cieli europei. Incontrato a Roma, per una delle conferenze di lancio di nuove rotte e nuove basi, racconta ad Affari&Finanza cosa pensa delle misure comunitarie in materia di riduzione dell’inquinamento. Il 24 ottobre scorso l’Europa dei Ventisette, riunita a Lussemburgo ha dato il via definitivo libera all'inclusione del trasporto aereo nel sistema delle quote di emissione di gas serra previsto dal Trattato di Kyoto sul clima. L'inclusione partirà dal primo gennaio 2012 e si applicherà a tutti i voli in arrivo o in partenza verso o da un aeroporto dell'Unione Europea. Coinvolte dunque tutte le compagnie aeree, a prescindere dalla nazionalità, che operino sugli scali dell'Ue. Gli stati membri avranno tempo 12 mesi per trasporre la direttiva di Bruxelles nella legislazione nazionale.L’obiettivo è portare entro il 2012, le emissioni prodotte dal comparto al 97% della media del periodo 20042006. Nel 2013 la percentuale scenderà al 95%. L'85% delle quote sarà concesse a titolo gratuiti, mentre il 15% sarà messo all'asta. Starà ad ogni stato membro decidere l'utilizzo dei proventi delle aste, purché però sia destinato al contrasto del cambiamento climatico nell'Ue e nei paesi terzi, e a finanziarie lavori di ricerca nel settore del trasporto a deboli emissioni, in particolare nei settore dell'aeronautica e dell'aviazione.

E le compagnie petrolifere, puntano sullo sviluppo sostenibile? Questo è quello che l’Eni, su iniziativa dell’amministratore delegato Paolo Scaroni, dichiara di fare ogni anno a favore dell’ambiente.

Gran Bretagna, agli dell’80% alle emissioni entro il 2050

La Gran Bretagna, prima al mondo, ha adottato una legge che prevede il taglio delle emissioni dei gas che provocano l’effetto serra dell’80% entro il 2050. Il Parlamento ha aumentato i tagli dopo che il comitato governativo sul riscaldamento globale aveva sottolineato che i cambiamenti climatici sono più rapidi del previsto.

lunedì 24 novembre 2008

Sussidi, il monito della Kroes "Solo a chi investe nell´auto ecologica"

Articolo tratto da La Repubblica

L´unica certezza per il settore automobilistico sempre più in crisi in tutto il mondo è che i sussidi arriveranno. Sia negli Stati Uniti come in Europa. Il problema è che non sa ancora sotto che forma e in che misura. «Non abbiamo nessuna intenzione di vedere il settore auto andare a fondo». Così ieri, il portavoce del Partito Democratico al Congresso Nancy Pelosi, dopo le critiche arrivate sul mancato via libera al piano di sostegno a General Motors, Ford e Chrysler. Ora i tre "grandi" di Detroit hanno tempo fino al 2 dicembre per presentare un piano innovativo per «dire agli americani: dateci i soldi, li useremo bene», sempre per usare le parole della Pelosi. La quale ha specificato che il salvataggio dell´industria dell´auto non va interpretato come un «sostegno a vita».
Lo stesso accade in Europa. Dove il commissario alla Concorrenza Neelie Kroes ha ammonito gli esecutivi che si stanno apprestando a varare provvedimenti a favore del settore: «Chiedo a tutti i governi - ha detto - di evitare la costosa trappola della corsa ai sussidi. Abbiamo tutti forti richieste di sostegno al comparto dell´auto, specialmente in Francia, Germania e negli Stati Uniti, ma i governi devono resistere a queste tentazioni». Per la Kroes, invece, i fondi devono servire per produrre auto più pulite: «Aiuti alla ricerca e lo sviluppo o all´ambiente, per esempio, avrebbero il doppio beneficio di aiutare l´industria e affrontare il problema del cambiamento climatico».
Di sicuro, occorre far presto. Ogni giorno arrivano notizie drammatiche dal settore. L´agenzia Fitch stima una flessione del 12% del mercato dell´auto in Europa nel 2009 dopo il calo di oltre l´8% atteso quest´anno. Se il credito continuerà a peggiorare il calo potrebbe ampliarsi al 15-20%.
E la crisi colpisce anche la grandi case orientali. Toyota ha annunciato che dimezzerà la forza lavoro temporanea in Giappone, lasciando a casa 3mila operai con contratti a termine. La decisione segue i tagli annunciati da Mazda e da Isuzu che hanno deciso di ridurre la forza lavoro rispettivamente di 1.300 e di 1.400 unità. E sempre ieri Honda ha annunciato nuovi tagli alla produzione di ben 79 mila unità, di cui 21 mila in Europa. Questo significa che il colosso giapponese produrrà un terzo dei veicoli in meno (53mila) rispetto alle 175mila vetture assemblate quest´anno nel Vecchio continente. Anche in Giappone, Honda diminuirà la produzione a 1,28 milioni (1,32 milioni un anno prima), come pure in Nordamerica, dove passerà a 1,412 milioni (meno 56mila unità).

(vedi "Lo sviluppo sostenibile" secondo Paolo Scaroni, Presidente della Fondazione Eni Enrico Mattei)

Dopo Kyoto. Buoni propositi ma le emissioni crescono ancora

Il prossimo primo dicembre si apre a Poznan in Polonia la quattordicesima Conferenza della Parti (COP-14) che hanno sottoscritto la Convenzione delle nazioni unite sui cambiamenti climatici. L’incontro durerà due settimane e alla sua conclusione si spera che i ministri dei 192 paesi interessati raggiungano un accordo per avviare il «dopo Kyoto». COP-14 si apre sotto buoni auspici politici, ma sotto cattivi numeri. Le buone nuove riguardano le recenti dichiarazioni di Barack Obama: la politica americana sul clima cambierà radicalmente. Gli Usa intendono abbattere le emissioni di gas serra in modo da raggiungere entro il 2020 il livello di riferimento del 1990 e, poi, tagliare dell’80% le emissioni entro il 2050. È il medesimo programma di Gordon Brown: la Gran Bretagna, come tutti i paesi europei, taglierà del 20% le emissioni entro il 2020 per poi raggiungere l’80% entro il 2050. La Cina sta lanciando una serie di segnali positivi: anche il colosso asiatico farà la sua parte. I numeri, tuttavia, costituiscono una doccia fredda. Già avevamo scoperto che dal 2000 al 2007 le emissioni globali sono aumentate al ritmo del 3,5% annuo e ormai superano del 38% quelle del 1990. Oggi i tecnici dell’UNFCCC, la struttura delle nazioni Unite che segue l’applicazione della Convenzione, specificano che ad aumentare non sono state solo le emissioni dei paesi a economia emergente e neppure quelle dei paesi che, come gli Usa, non hanno ratificato il protocollo di Kyoto. Ad aumentare sono state anche le emissioni dei paesi che sono impegnati dal protocollo di Kyoto. Certo, queste emissioni restano del 5% al di sotto del livello del 1990. Ma solo a causa del crollo, appena dopo il 1990, delle inefficienti economie centralmente pianificate dell’Unione Sovietica e degli altri paesi comunisti. In molti paesi che hanno ratificato il protocollo di Kyoto le emissioni sono aumentate. Primo fra tutti l’Italia che dovrebbe abbattere entro il 2012 le proprie emissioni del 6,5% rispetto al 1990 ma che le ha aumentate di oltre il 10%. (da L'Unità)