giovedì 14 giugno 2012

Terremoti e stoccaggi di gas

Ma è mai possibile che ogni volta che c'è un fenomeno naturale tutti inizino a raccontarsi le più assurde ipotesi per trovare un "colpevole"?
Va bene l'attenzione a non danneggiare il Pianeta, ma a volte l'egocentrismo umano è davvero troppo: l'uomo non è la causa di tutto...la Natura è più grande di noi e a volte le nostre azioni non c'entrano un bel niente.

Enzo Boschi, ordinario di Sismologia
all’università di Bologna
L'ultimo esempio sono quelli che danno la colpa del terremoto agli stoccaggi di gas.
Riporto come testimonianza l'articolo di Enzo Boschi (università di Bologna) uscito su Quotidiano energia del 21 maggio:
"La sequenza sismica iniziata in queste ore-giorni è destinata a durare qualche tempo (giorni, ma forse anche mesi) ed è situata in piena pianura emiliana ad una profondità ipocentrale tra 6 e più chilometri.
Nel suo complesso tale pianura si configura come un bacino sedimentario originariamente marino, (sviluppato da diversi milioni di anni), esteso a larga parte delle aree appenninica ed alpina, tra i fronti di due opposti accavallamenti: le falde accavallate sud-vergenti delle Alpi Meridionali e quelle nord-vergenti esistenti nell’Appennino Settentrionale.
Il sottosuolo è quindi interessato da deformazioni sepolte riferibili principalmente, come evoluzione, al Pliocene Superiore e Quaternario (fino ai tempi recenti).
Le dettagliate ed approfondite ricerche di Agip-Eni realizzate per la ricerca degli idrocarburi, sviluppate dal dopoguerra in poi, hanno rivoluzionato le conoscenze relative agli assetti strutturali dell’intera Pianura Padana e ai suoi rapporti con la Catena Appenninica.
Le “Pieghe Ferraresi” sono costituite dalle strutture plicative e fagliate (faglie inverse) piuttosto complesse: sono queste le strutture sismogenetiche interessate dalla attuale sequenza sismica. Esse possono essere caratterizzate da una attività sismica di bassa e media intensità, quindi con magnitudo tipicamente fino a 6.0 (sebbene non si è in grado di escludere categoricamente terremoti di magnitudo maggiore).
Amplia letteratura INGV è già disponibile su web oltre ai report tecnici preparati per i progetti operativi sui giacimenti e stoccaggi in zona da anni, portati avanti principalmente dalla Unità Funzionale “Geochimica dei Fluidi, Stoccaggio geologico e geotermia” (Fedora Quattrocchi) e studi di quel gruppo sono in corso in queste ore di emergenza sismica, per verificare che in una zona così densa di gas naturale nel sottosuolo, sia in giacimenti che in stoccaggi, non vi siano fughe di gas negli acquiferi superficiali e nei suoli: i primi riscontri stanno appurando che effettivamente pericoli non ve ne sono, come atteso.
In particolare si cercano evidenze superficiali, riferite a fenomeni di “neotettonica”, rilevabili con metodi strutturali e geochimici, quali faglie o zone di disgiunzione o frattura entro coperture sovrastanti le anticlinali sepolte di Mirandola e della Dorsale Ferrarese.
Tutto ciò fu ben dettagliato nel passato da me medesimo negli anni scorsi, anche in incontri pubblici a Mirandola, nell’ambito del possibile approfondimento di studi che poteva portare o meno ad ulteriore sito di stoccaggio gas naturale in Pianura Padana che è la zona migliore in Italia per questo tipo di infrastrutture strategiche: si tenga presente infatti che tutto il bacino padano è caratterizzato depositi di copertura impermeabile con spessori di 4-5 km nel margine settentrionale, per arrivare fino a 12 km, con annessa presenza sottostante di serbatoi di idrocarburi, spesso utilizzati adesso come stoccaggi di gas naturale per le riserve strategiche e la modularità stagionale per la rete gas di Snam.
Tali giacimenti si sono conservati bene in profondità, nonostante le centinaia di sequenze sismiche che, durante gli ultimi periodi geologici, hanno subito: sequenze sismiche del tipo della sequenza sismica odierna che ha interessato la struttura sismogenetica nel ferrarese.
Non si hanno ad oggi notizie di variazioni/incidenti ai siti di stoccaggio gas della Stogit nella regione in queste prime ore di sequenza sismica.
Si fa altresì presente che la struttura sismogenetica che si sta muovendo NON ospita uno stoccaggio di gas naturale al momento e quindi nessuno potrà dire che “sono i siti di stoccaggio gas a creare i terremoti di magnitudo moderata, come quelli di questi giorni. Sempre servono studi specifici sismologici, geochimici e geomeccanici caso per caso, stoccaggio per stoccaggio.
Paradossalmente questa sequenza sismica ci da l’opportunità di posizionare, con estremo dettaglio, la sorgente sismogenetica, già nota in letteratura INGV, per meglio capirne le interazioni o anche la mancanza di interazioni con i giacimenti di gas naturale/stoccaggi, ben più superficiali della profondità sismogenetica odierna (2 km invece dei 6-20 della posizione dei terremoti attuali).
Considerando che i tempi di ricorrenza di terremoti forti su queste sorgenti sismogenetiche sono circa ogni 300-400 anni si può dire che la sorgente sismogenetica che si sta muovendo in queste ore sarà quella che con minore probabilità si muoverà nei prossimi decenni: questo se si segue alla lettera la teoria dell’ “elastic rebound” della sismologia classica. Bisogna sempre tener presente però che le faglie tra loro adiacenti interagiscono tra di loro e che il sottosuolo non segue regole “matematiche” regolari nella ricorrenza degli eventi sismici lungo la stessa struttura sismogenetica.
Altre scosse nei prossimi giorni ci delineeranno ancora meglio il piano di scorrimento di questo caso specifico e gli inneschi di sismicità possibili lungo faglie adiacenti, traverse e “blind” (cieche).
L’approccio multidisciplinare nei prossimi giorni, mesi, anni è assolutamente necessario da affiancare alle mappe probabilistiche di pericolosità ormai già ben sviluppate. Tale approccio è del resto quello portato avanti a INGV dalla Unità Funzionale “Geochimica dei Fluidi, Stoccaggio Geologico e geotermia” della Sezione Sismologia e Tettonofisica di INGV (resp. Fedora Quattrocchi)."

mercoledì 13 giugno 2012

Cambiamenti climatici e incendi

Il clima si fa sempre più rovente in Occidente, nelle acque e sulla terraferma. I cambiamenti climatici causano e continueranno a causare un incremento degli incendi, in special modo negli Stati Uniti occidentali ed in gran parte dell’Europa. Lo rivela un recente studio della University of California (Berkeley) pubblicato su Ecosphere.

Nei prossimi trent’anni i cambiamenti climatici muteranno completamente la frequenza e la concentrazione degli incendi boschivi. Alcune aree, come anticipato Stati Uniti occidentali ed Europa, subiranno un incremento degli incendi, mentre altre, come le regioni equatoriali, gioveranno delle precipitazioni più abbondanti e vedranno una diminuzione dei fenomeni.

I ricercatori hanno utilizzato 16 diversi modelli di previsione dei cambiamenti climatici combinati ai dati satellitari disponibili, ottenendo una proiezione dettagliata dell’impatto del riscaldamento globale sugli incendi boschivi. Se nelle foreste pluviali tropicali gli incendi diminuiranno grazie alle piogge più frequenti, in Europa il clima si farà sempre più rovente e potremo rendercene conto molto presto perché si tratta di sconvolgimenti sorprendentemente repentini.

L’aumento degli incendi avrà conseguenze devastanti sia per le attività umane che per la flora e la fauna, già provate dalla perdita di habitat negli ultimi anni. Si assisterà ad un’ulteriore perdita di biodiversità… e di ricchezza. Il fuoco devastando le aree boschive priverà dei mezzi di sussistenza diverse comunità rurali. Max Moritz, prima firma dell’analisi, spiega che bisognerebbe includere gli incendi nelle valutazioni dei rischi ambientali generati dai cambiamenti climatici ed iniziare a prepararsi per rispondere adeguatamente all’incremento dei fenomeni:

Queste proiezioni sono un’ulteriore spinta all’adozione di strategie di mitigazione dei cambiamenti climatici. Pensate che solo nel Sud-Est asiatico, ci sono milioni di persone che dipendono dagli ecosistemi forestali per la loro sussistenza. Bisogna sforzarsi di preservare i beni ed i servizi che ci vengono offerti dagli ecosistemi integri prima di farci terra bruciata intorno.
(da ecoblog.it)

martedì 12 giugno 2012

Pechino: inaugurato centro contro i cambaimenti climatici

Xie Zhenhua
E' giunta al termine a Pechino la costruzione del Centro nazionale di ricerche strategiche e di cooperazione internazionale per rispondere ai cambiamenti climatici. Il centro rappresenta un meccanismo di brain trust nel settore e costituira' un supporto alle decisioni in campo politico, per la discussione di contromisure e per lo sviluppo a basse emissioni di carbonio. Nel corso della cerimonia d'inaugurazione, il vicedirettore della Commissione Statale per lo Sviluppo e la Riforma, Xie Zhenhua, ha affermato che la Cina presta molta attenzione alla questione dei cambiamenti climatici, adottando una serie di politiche e di misure al riguardo: "auspico che il centro possa portare avanti con successo il processo di brain trust e possa ricoprire un ruolo di supporto per le decisioni da prendere in risposta ai cambiamenti climatici", ha dichiarato.

venerdì 8 giugno 2012

I cambiamenti climatici influenzeranno i rapporti nelle regioni polari

 Il riscaldamento globale produrrà cambiamenti nelle comunità biologiche delle regioni polari, che avranno come risultato cambiamenti delle specie dominanti e dei rapporti tra di loro, è quanto sostiene un nuovo studio pubblicato da ricercatori finanziati dall'UE sulla rivista Nature Climate Change.

Lo studio riunisce scienziati provenienti da Germania, Nuova Zelanda, Regno Unito e Spagna. È sostenuto dal progetto ASSEMBLE ("Association of European marine biological laboratories"), finanziato dall'UE, che ha ricevuto 8,7 milioni di euro in finanziamenti nell'ambito del tema "Capacità" del Settimo programma quadro (7° PQ).

I ricercatori riferiscono che i cambiamenti di temperatura che si stanno verificando in Antartide e nell'Artide come conseguenza dei cambiamenti climatici porteranno modifiche importanti dei tappeti di cianobatteri, le più importanti comunità biologiche delle zone polari. Questi tappeti di cianobatteri coprono grandi zone prive di ghiaccio durante l'estate polare, modificando così sostanzialmente i cicli biogeochimici di queste zone.

Il risultato di questi cambiamenti è che le specie dominanti e i rapporti tra di loro cambieranno di conseguenza: ci sarà un aumento delle specie che producono tossine e un aumento degli scambi di carbonio e azoto tra esseri viventi e inerti.

I ricercatori dello studio hanno condotto esperimenti con tappeti di microbatteri, comunità microbiche multistratificate dominate dai cianobatteri. Questi sono stati ottenuti dalla Penisola di Byers, che si trova nell'Isola di Livingstone, nell'Arcipelago delle Isole South Shetland, Antartide.

I tappeti sono stati conservati a diverse temperature simili a quelle che si trovano in Antartide e nell'Artico per un periodo di sei mesi. Sono stati conservati anche alle temperature rappresentative di quello che queste regioni potrebbero diventare tra diversi decenni, secondo i modelli di previsione dei cambiamenti climatici.

I risultati mostrano un impressionante cambiamento delle specie che dominano i tappeti. A temperature più basse, sembra che le specie dominanti scompaiano, a temperature più alte, questa tendenza è invertita e diminuisce la diversità, i tappeti tendono quindi a destabilizzarsi.

Se dovessero scomparire i tappeti, scomparirebbero anche le comunità biologiche che li abitano. Questi cambiamenti delle specie potrebbero avere un impatto sul resto degli organismi di questi microsistemi: virus, batteri e protozoi, che si nutrono di cianobatteri.

Lo studio sostiene anche che se testati alle temperature che potrebbero essere rappresentative di queste regioni tra diversi decenni secondo i modelli di previsione dei cambiamenti climatici, i cianobatteri che dominano i tappeti microbici cominciano a produrre tossine come microcistine, che potrebbero avere effetti devastanti per diversi organismi.
(da cordis.europa.eu)

giovedì 7 giugno 2012

Eni senza cravatta: meno protocollo e più ecologia

Paolo Scaroni senza cravatta
Paolo Scaroni senza cravatta
Paolo Scaroni ha promosso in eni una buona pratica che è stata poi seguita da altre aziende.
Si tratta del'operazione "eni si toglie la cravatta", avviata nel 2007, che consiste nel mantenere le temperature all'interno degli edifici più alte di 1°C e di contribuire ad un uso più razionale dei condizionatori d'aria. Pur mantenendo uno stile appropriato al luogo di lavoro, si potrà optare per un abbigliamento più fresco e leggero, evitando di indossare la cravatta, se non per circostanze formali.
E funziona? Pare priorio di sì: in base ai dati energetici raccolti a chiusura dell'iniziativa, si calcola che l'ottimizzazione della climatizzazione abbia condotto ad un risparmio di energia elettrica complessivo di 430.000 kWh (rispetto ai 418.000 kWh nel 2010). L'impatto positivo sull'ambiente in termini di riduzione delle emissioni di CO2 è stato pari a 241 tonnellate. Il risparmio energetico corrisponde ad una diminuzione dei consumi di energia elettrica di climatizzazione di circa il 9,5%.

lunedì 4 giugno 2012

Terremoto in Emilia. L'esperto: il sisma durerà a lungo.

Oggi giornata di lutto nazionale per il terremoto in Emilia, dopo la forte scossa di ieri sera e le tre, più leggere, di stamattina. E a peggiorare la situazione degli sfollati si aggiunge il maltempo.
"La pioggia nelle prossime ore diventerà sempre più battente, è una compagnia di cui avremmo fatto volentieri a meno", è il commento del capo della Protezione civile, Franco Gabrielli.
Il sismologo dell'Ingv Alessandro Amato avverte: "Durerà a lungo il periodo sismico conseguente alle scosse registrate in questi giorni".
"La scossa di questa sera di magnitudo 5.1 ha riguardato la zona del modenese già attiva da alcuni giorni dopo l'evento del 29 maggio di magnitudo 5,8. Da allora quella zona del settore occidentale che comprende un'area di 15-20 chilometri si sono registrate tantissime scosse di magnitudo inferiore a 4 e oggi pomeriggio di magnitudo 3.8 e poi stasera di 5.1; l'area dunque è la stessa dei giorni passati e si tratta a tutti gli effetti di una replica della scossa del 29 maggio".