Da Il Giorno
«LA PIENA del Tevere? Eventi come le alluvioni in Italia e in altre parti del globo sono esattamente quello che noi abbiamo previsto. E accadrà sempre più per effetto del cambiamento climatico. Non posso fare affermazioni su un solo evento, ma se allarghiamo la scala, il quadro è chiaro. E chi non lo vede o è male informato, o rema contro perché ha voglia di protagonismo oppure ha molti fondi per negare l’evidenza. E non è difficile immaginare da dove vengano». Il professor Rajeendra Kumar Pachauri è il presidente dell’Ipcc, il comitato di scienziati creato dall’Onu per studiare il cambiamento climatico e i cui 4 rapporti costituiscono l’ossatura del processo negoziale che ha portato a Kyoto e ora sta portando verso un nuovo protocollo. Nel 2007 Pachauri è stato insignito con Al Gore del premio Nobel per la pace. Professor Pachauri, che cosa prevede il quarto rapporto dell’Ipcc relativamente agli eventi meteo estremi? «Che diventeranno sempre più intensi. Alle vostre latitudini avremo periodi di siccità più lunghi, specie al Sud del vostro Paese, e precipitazioni più concentrate e intese. Diminuirà la copertura nevosa, e questo determinerà una riduzione della portata dei fiumi in estate. Avremo un accresciuto rischio di alluvioni pericolose specie se non si farà attenzione alla pianificazione territoriale. Ma non è solo un problema di precipitazioni. Diventeranno più frequenti e intense le ondate di calore come quella del 2003 e le fasce climatiche si sposteranno a Nord. Verso la metà del secolo Roma avrà il clima di Napoli. E quindi l’agricoltura dovrà cambiare le specie da coltivare e i sistemi di irrigazione, anche a causa della desertificazione di molti terreni e all’avanzamento dell’acqua salata nel delta dei fiumi e nelle falde costiere. E’ necessario adattarsi da adesso, anche se gli impatti accederanno presto la nostra capacità di adattarci». Quali saranno gli effetti sul livello del mare? «Ha visto la recente acqua alta a Venezia?». Voi dell’Ipcc però ritenere probabile che l’aumento del livello del mare sia meno di un metro a fine secolo, ma recenti studi dicono che se la temperatura si innalzerà oltre 1.5 gradi sopra i livelli preindustriali, cioè mezzo grado in più di oggi, si potrebbe innescare uno scioglimento dei ghiacci della Groenlandia. «Lo so bene. Ma noi non ci basiamo solo su una pubblicazione o due, ma su centinaia. Nel quarto rapporto non abbiamo messo un tetto massimo sull’innazamento del mare, ma solo indicato una cifra probabile. Però abbiamo anche scritto che potremmo avere cambiamenti climatici improvvisi e irreversibili. E ci riferivamo allo scioglimento della calotta glaciale che copre la Groenlandia. Che significherebbe un innalzamento del livello del mare tra sei e sette metri». Quanto tempo abbiamo? «Per limitare il riscaldamento di 2 gradi siamo molto vicini al livello al quale si deve stabilizzare. Il 2015 è l’anno limite entro il quale dobbiamo raggiungere il picco delle emissioni e poi iniziare a scendere. E il 2015 è dopodomani». Crede che ce la faremo? «Ci sono sempre più leader convinti che il cambiamento climatico sia reale. E quindi sono cautamente ottimista sul fatto che a Copenaghen si raggiunga un accordo globale. Quando la situazione economica sarà più chiara i governi si focalizzeranno sulle misure per far ripartire l’economia. E una ristrutturazione energetica come quella richiesta dalla lotta al cambiamento climatico provvederà anche un’occasione per produrre milioni di posti di lavoro».
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