Non è solo la scienza a dirci che non è più il tempo delle parole. Ce lo dice ormai la vita di ogni giorno, sempre più funestata da quelle che, speculatori e profittatori, si ostinano a chiamare «catastrofi naturali» e che altro non sono che le figlie del loro insostenibile sistema di produzione e consumo. Rinviare ancora sarebbe un dramma: o si agisce ora o alla crisi economica e sociale, che sta sconvolgendo la vita di miliardi di donne e uomini, si aggiungerà sempre più quella ambientale e climatica che, in meno di un secolo, desertificherà gran parte della terra, la priverà dell'acqua sufficiente a dar da bere a tutti, innalzerà mari e oceani, e continuerà a moltiplicare uragani e tempeste. Ecco cosa è giusto aspettarsi dagli oltre ottomila delegati, in rappresentanza di 192 paesi del mondo, riuniti a Poznan: la consapevolezza che è finito il tempo delle parole e dei rinvii. Le speranze che l'esito sia questo sono notevoli. Le alimenta la vittoria di Barack Obama negli Stati uniti, soprattutto la sua ribadita volontà di fare dell'ambiente e in particolare della lotta al cambio di clima la base del green new deal. Le alimenta l'Europa, sebbene Berlusconi, che a Poznan si presenta forte delle sue decisioni unilaterali e vincolanti di procedere da sola nella lotta al riscaldamento globale, se il resto del mondo continuerà a non far nulla. Le alimenta infine la consapevolezza, maturata in paesi decisivi come Cina, Brasile, India, che la riconversione energetica e industriale, che la lotta ai cambiamenti climatici impone, è anche l'unica strada per uscire dalla crisi della globalizzazione liberista. (Da il manifesto)
Anche i grandi gruppi iniziano a muoversi. Questo è quello che l’Eni, ad esempio, su iniziativa dell’amministratore delegato Paolo Scaroni, dichiara di fare ogni anno a favore dell’ambiente.
Nessun commento:
Posta un commento