Dal Corriere della Sera
L'Italia minaccia di bloccare il «pacchetto clima-ambiente» nel vertice dei capi di Stato e di governo dell'Unione europea oggi e domani a Bruxelles, dove è atteso un duro scontro tra vari Paesi membri interessati a modificare le regole del nascente mega-business dell'anti-inquinamento. «Se gli interessi italiani saranno colpiti io opporrò il diritto di veto e non avrò nessuna esitazione», ha affermato il premier Silvio Berlusconi, schierato sulla linea della Germania, che punta a tutelare le industrie nazionali dai maggiori costi imposti dalle restrizioni ecologiche. Il Regno Unito vorrebbe creare un vero mercato della compravendita delle emissioni inquinanti. I Paesi membri dell'Est si aspettano compensazioni dagli esborsi pagati dagli Stati più industrializzati. Il presidente francese di turno del-l'Ue, Nicolas Sarkozy, ha fatto elaborare una proposta di compromesso per graduare sulle esigenze nazionali il conseguimento nel 2020 del taglio delle emissioni inquinanti del 20%, dell'aumento del 20% delle energie rinnovabili e di un miglioramento del 20% dell'efficienza energetica. «La posizione del governo nella difficile trattativa in Europa è pienamente condivisibile », ha detto il presidente della Confindustria Emma Marcegaglia chiedendo la «totale difesa» delle industrie di siderurgia, ceramica, vetro, carta, laterizi, chimica. Il sottosegretario Gianni Letta ha riunito a Palazzo Chigi i ministri Andrea Ronchi (Politiche comunitarie) e Stefania Prestigiacomo (Ambiente) per preparare il vertice. «Abbiamo fissato i punti oltre i quale non si tratta più e va messo il veto », spiega Ronchi, fin dall'inizio portatore della difesa a oltranza dell'industria manufatturiera. «Per raggiungere un'intesa efficace occorre saldare i temi della lotta ai cambiamenti climatici con quello della crescita economica nei Paesi in via di sviluppo», ha detto la Prestigiacomo che ha auspicato una possibile svolta partendo per la Conferenza dell'Onu a Poznan sui cambiamenti climatici. Critiche al premier sono arrivate dall'opposizione, dopo la notizia dell'arretramento dal 41Ëš al 44Ëš posto dell'Italia nel Performance Index di German Watch, che valuta la lotta alle emissioni inquinanti nei 57 Paesi più significativi.
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