lunedì 16 febbraio 2009

Terra da salvare

Circumnavigare il mondo con lo sguardo. Dai ghiacciai artici alle distese oceaniche in più di cento clic: è la fotografia del pianeta scattata dalla mostra «Madre Terra», ospitata nelle sale di Palazzo delle Esposizioni (fino al 29 marzo, via Milano 13; info 06.39967500). A cura di Guglielmo Pepe, presidente di National Geographic Italia, la rassegna è un viaggio nei continenti, tra oasi incontaminate e urbanizzazione selvaggia. Dopo il focus dello scorso anno sui quattro elementi, la «magna mater» balza in primo piano negli scatti di circa sessanta reporter, ovvero la crème della rivista.«Abbiamo selezionato più di tremila foto – spiega il curatore – per lo più materiale inedito». La sua preferita? «Il pinguino dell'Antartide: mi colpisce la sua solitudine in un habitat che sta subendo le conseguenze del riscaldamento globale ». Nell'inquadratura di Maria Stenzel, un iceberg campeggia sublime, come in un dipinto di Friedrich: maestosa e fragile al tempo stesso, la piramide di ghiaccio è l'emblema di un ecosistema vicino al collasso. In filigrana, le immagini dicono anche questo: «Salvare il pianeta – ricorda Pepe – non è solo responsabilità dei governi. Ciascuno di noi, nel suo piccolo, può dare un contributo, riducendo il consumo energetico e usando l'automobile quando è davvero necessario ».Così, per l'aspirante globe-trotter, la bussola è proprio la biodiversità: sentirsi a casa a tutte le latitudini, tra canyon rocciosi e pianure sconfinate, acque tropicali e dune desertiche. Con la sola forza dello sguardo, la sequenza rivela il fascino, e la precarietà, di un equilibrio messo a dura prova dai cambiamenti climatici. Bando agli allarmismi, è l'emozione la chiave per riconciliare l'uomo con il suo habitat. Ed ecco che la terra si offre generosa all'obiettivo da infinite angolazioni. Come in un periplo ideale, lo sguardo spazia dalle foreste equatoriali alle Alpi italiane, alla scoperta di ecosistemi rari e paesaggi mozzafiato.Nel variopinto mosaico terrestre, gli animali – grizzly dell'Alaska e panda giganti, elefanti e ippopotami – accentuano il fascino esotico dei luoghi. In pieno ruggito, la tigre immortalata da Michael Nichols, asso dell'obiettivo, intimidisce con la sua regalità. Il ritratto delle gru giapponesi, filiformi e screziate, di Roy Toft ricorda, invece, la raffinatezza delle stampe di Hokusai. Completano l'excursus i gruppi umani che vivono in situazioni di emergenza, come i bambini malnutriti della Nigeria e quelli poverissimi di Gaza, i monaci buddisti e i guerrieri maori. La suggestione, però, non è l'unico ingrediente della rassegna: toccano nel profondo le inquadrature che documentano gli effetti dannosi dello sviluppo indiscriminato e i limiti della tutela ambientale. Tutt'altro che asettico, l'occhio dei reporter racconta personaggi, atmosfere, stati d'animo. «I nostri autori – sottolinea Pepe – sono coinvolti nel loro lavoro. Ogni immagine ha un suo percorso e una sua storia». Il filo che le unisce, ai quattro angoli del globo, è la sofferenza: condizione comune agli esseri viventi, tutti figli della stessa madre terra. Consolatoria e protettiva come la donna inuit con bambino, icona della mostra, che sorride all'obiettivo.
(dal "Corriere della Sera)

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