martedì 10 febbraio 2009

Cambiamenti climatici o piromani: c'è l'uomo dietro quei fuochi letali

«Il giorno più nero nella storia australiana in tempi di pace», questo il black saturday nelle parole della vice-premier australiana Julia Gillard, che ha tenuto in parlamento una commossa commemorazione per le vittime dell'incendio dello stato del Victoria. Prima di lei, il premier del Victoria John Brumby aveva parlato di «inferno in terra». È il momento del dolore in Australia, e si cerca con le parole di ricostruire il senso della comunità ferita. Nel suo intervento la vice premier ha raccolto, così come stanno facendo anche i media australiani, alcune delle storie di vita dei cittadini colpiti dalla catastrofe: famiglie scomparse in un colpo, parenti separati dalle fiamme, persone salvate dal caso o dalla fortuna. Intanto i pompieri continuano la lotta contro gli ultimi roghi, e si allestiscono accampamenti per gli sfollati, mentre il conto delle vittime sale, ma tutti, a partire dal premier Kevin Rudd, si preparano a vederlo aumentare ancora. Le temperature vertiginose del week end (47°), il vento e la grave siccità hanno alimentato un incendio senza precedenti, che ha investito un'area di 3000 km quadrati, distrutto 750 abitazioni e messo in fuga più di 1000 persone, molte delle quali sono scappate lasciando tutto tra le fiamme. Ma è anche tempo di indagini, analisi e riflessioni. La polizia ha affermato che almeno alcuni degli incendi sono di origine dolosa, parte delle aree bruciate sono state dichiarate «scene del delitto», ed è scattata la caccia agli incendiari, che in questo caso rischiano l'ergastolo. Ci si chiede anche come mai la tragedia abbia colpito così inesorabilmente quando le previsioni avevano già dato chiari segnali di rischio. All'interno dell'Autorità nazionale per gli incendi (Country fire authority) è in corso il dibattito se sia il caso di modificare la prassi di emergenza («stay or go») finora adottata, e la capa del Cfa, Naomi Brown , ha assicurato che in caso di cambiamento strategico il suo ufficio farà di tutto per comunicare efficacemente con i cittadini prima di una nuova emergenza. Più drasticamente Brumby ha parlato di «fallimento», e ha ordinato una revisione del metodo anti-incendi nel Victoria. Alcuni vedono nelle fiamme del sud est australiano il chiaro segno del cambiamento climatico. La ricercatrice Freya Mathews, dalle colonne del Sidney Morning Herald, dichiara inutile il confronto tra il black saturday e gli incendi del 1939 o del 1983, e invita ad ammettere la crescente e terribile «essiccazione del paesaggio». La catastrofe naturale, per un verso o per l'altro, porta una pesante traccia umana. Il premier Rudd, che ha annunciato ieri un fondo per l'emergenza di 7 milioni di euro dovrà presentare in maggio un nuovo programma di politiche ambientali, e molti sperano che la tragedia del Victoria serva almeno a rendere i futuri provvedimenti più incisivi. (dal manifesto)

Che cosa fanno i grandi gruppi petroliferi per l’ambiente. Questo è quello che l’Eni, su iniziativa dell’amministratore delegato Paolo Scaroni, dichiara di fare ogni anno.

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