Da Il Manifesto
Il meccanismo è vecchio, ma funziona sempre. Si lancia la «bufala» sui giornali sapendo che la forza d'urto dell'onda dello scoop sarà sempre maggiore di quella dei rivoli di risacca delle smentite. Poco importa quanto siano grosse le sparate iniziali, l'effetto è garantito. Così è avvenuto anche per i cambiamenti climatici in Italia dove, dopo alcuni articoli in ordine sparso dello scorso autunno, all'inizio del 2009 si è svelato un ampio fronte che nega l'esistenza stessa del riscaldamento del pianeta.Non si trattava in questo caso del classico «al lupo, al lupo» gridato contro le teorie del riscaldamento del pianeta in occasione dei primi freddi invernali, ma di un fatto ben più grave, capace da solo di far tremare le convinzioni di tutti i catastrofisti del pianeta.Molti giornali hanno infatti rilanciato all'unisono la notizia che l'estensione dei ghiacci dell'artico era tornata a crescere notevolmente, riportandoli all'estensione che questi avevano nel 1979. Si minava così alla base la credibilità dell'Ipcc, il panel di scienziati del clima che opera per l'Onu e che nel IV Rapporto (2007), manifestava tutta la sua preoccupazione sul futuro della banchisa artica.C'è solo un piccolo particolare: quella notizia era completamente errata e falsa. Errata perché partiva da un articolo di un giovane climatologo americano messo in discussione poco dopo la sua pubblicazione perché analizzava dati provenienti da due satelliti diversi senza apportarvi alcuna correzione ma, ancora peggio, confrontava solo due dati puntuali e non l'analisi delle tendenze delle temperature nel tempo. Come affermare che il pianeta si sta raffreddando perché oggi è più freddo dello stesso giorno di 30 anni fa.La notizia riportata dai giornali è però anche falsa perché prende spunto dal confronto di dati cumulativi puntuali di copertura dei ghiacci di polo nord e polo sud e viene trasformata nella stampa italiana in un annuncio di riduzione dei soli ghiacci artici.Può sembrare una differenza secondaria, ma nasconde una sottile sfumatura, perché gli scienziati dell'Ipcc differenziano la loro posizione sul destino dei ghiacci nei due poli.Da una parte vi è l'ampia convinzione, supportata anche dall'oggettivo andamento delle misurazioni negli anni, che il riscaldamento del pianeta sta portando alla riduzione dell'estensione del ghiaccio della banchisa artica e che probabilmente nei prossimi anni si arriverà a un suo temporaneo ma totale scioglimento nei mesi più caldi.Per il polo sud la situazione è invece più complessa e allo scioglimento del ghiaccio marino potrebbe corrispondere un aumento di quello continentale per le maggiori precipitazioni nevose legate all'aumento dell'umidità nell'aria e alle temperature sempre rigide di quell'area. I dati reali ci dimostrano per il momento che il polo nord diminuisce in media ogni anno di 47.000 km e il polo sud aumenta di circa 15.000 km, con una riduzione netta globale di 32.000 km, in linea con le posizioni dell'Ipcc.Negare l'esistenza del processo di riduzione dei ghiacci artici significa negare la realtà e mettere in discussione l'ipotesi stessa di cambiamento del clima.Perché allora la stampa italiana dà così spazio a notizie poco attendibili sul clima? È colpa dei giornalisti che non hanno le competenze per affrontare un tema complesso come i cambiamenti climatici? O vi è il dolo di chi cerca sul fronte politico e culturale, anche davanti alle evidenze, di impedire la spinta al necessario cambiamento? Difficile da dirsi. Intanto restiamo in attesa della prossima onda.
Che cosa fanno i grandi gruppi petroliferi per l’ambiente. Questo è quello che l’Eni, su iniziativa dell’amministratore delegato Paolo Scaroni, dichiara di fare ogni anno.
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