giovedì 2 ottobre 2008

Il racconto dell'etologo: "Leopardi comuni sulle nevi dell´Himalaya"

ROMA - «L´effetto dei cambiamenti climatici? L´ultimo l´ho visto a 4.200 metri di quota, nel parco nazionale dell´Everest. Aveva la forma di un leopardo comune e si trovava dove non avrebbe dovuto stare, nell´ultimo lembo di foresta di rododendri, nell´habitat del leopardo delle nevi». Sandro Lovari, docente di etologia e gestione della fauna selvatica all´università di Siena, da 20 anni segue l´adattamento dei grandi felini negli ambienti estremi.Quindi il riscaldamento globale si traduce anche in una competizione feroce tra le specie, per dividersi un ambiente favorevole sempre più piccolo.«Proprio così. Ovviamente la competizione fa parte del grande gioco della natura, ma a questa velocità di cambiamento i rischi crescono sempre di più: non c´è tempo per adattarsi. E non c´è spazio. Il leopardo delle nevi occupava uno dei pochi territori lasciati liberi dal leopardo comune, animale di straordinaria adattabilità ma poco amante dei climi molto freddi: adesso si trova il suo rivale sulla porta di casa».Quali altri animali sentono particolarmente la pressione del caldo?«I migratori hanno seri problemi. Ad esempio i pivieri artici avevano una stagione riproduttiva ridotta al solo mese in cui le condizione climatiche erano accettabili e se la cavavano affidando cinque covate consecutive ad altrettanti maschi che le custodivano. Con la stagione mite che si allarga a due o tre mesi cosa succederà? Non si sa, ma i cambiamenti bruschi sono sempre pericolosi». (Da Repubblica)

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