giovedì 23 ottobre 2008

Clima arroventato, governo mercatista

Il Governo tiene duro nel confronto con l’Unione Europea sul paccetto clima ed energia. L’obiettivo del 20-20-20 (ridurre le emissioni di Co2 del 20% entro il 2020) e soprattutto i metodi per conseguirlo sono troppo costosi per l’Italia e per buona parte dei Paesi dell’Est. “Il progetto è una tassa occulta sulle imprese”, spiegava ieri il ministro per l’Ambiente Stefania Prestigiacomo in un’intervista a Il Sole 24 Ore, perché: “...i costi sono certi, mentre i vantaggi dipendono da molti fattori che non siamo in grado di prevedere perché derivano dall’andamento dell’economia e della competitività. Quando si pensa di far pagare i permessi di emissione a tutte le aziende, ciò si traduce in una tassa che di vantaggi, in termini ambientali, ne dà molto pochi. E in un momento come questo non mi pare proprio il caso di caricare le aziende manifatturiere di nuovi pesi”. Un “tavolo” tecnico sarà aperto la settimana prossima. Se non verrà raggiunto un consenso unanime, l’Italia è determinata a far saltare l’accordo. Ed è per questo che ieri si sono levate parole grosse da Nicolas Sarkozy (“Sarebbe drammatico e irresponsabile abbandonare il pacchetto energia e clima”) e da José Manuel Barroso (“Sarebbe davvero drammatico se l’Europa abbandonasse la lotta al cambiamento climatico”). Ma la presa di posizione del Governo è ragionevole o ideologica? “Più che ragionevole”: ne è convinto Carlo Stagnaro, direttore del dipartimento Ecologia di Mercato dell’Istituto Bruno Leoni. “Quando gli obiettivi del 20-20-20 sono stati fissati, nessuno si è chiesto come e se sarebbe stato possibile raggiungerli. C’è poi un problema di equità nella distribuzione dei costi. Una quota è uguale per tutti, poi vengono assegnati obiettivi nazionali ad ogni Paese. Come? In rapporto al Pil nazionale, cioé: i più ricchi devono darsi più da fare. Che è un criterio molto arbitrario e non conviene all’Italia: il nostro Paese spreca poco (non perché siamo più virtuosi, ma perché da noi l’energia costa tanto) e per noi è ancora più difficile ridurre gli sprechi in base alle quote fissate a priori”. Stagnaro usa una metafora molto semplice per spiegare il concetto: è come se a Stanlio e Ollio fosse imposto di perdere la stessa quantità di peso. Noi siamo il sistema-Stanlio e rischiamo l’anoressia. E c’è anche un terzo problema: “Quando questi obiettivi sono stati fissati era la primavera del 2007, ma adesso è in corso una crisi che nessuno si aspettava”. Certo, Sarkozy dice: “Il pacchetto è fondato sulla convinzione che il mondo va incontro alla catastrofe se continua a produrre nelle stesse condizioni. Non vedo alcuna argomentazione che mi dica che il mondo va meglio dal punto di vista ambientale solo perché c’è la crisi economica”. Ma la battaglia di Italia, Polonia e altri Paesi dell’Est sta riaprendo gli occhi dell’Europa proprio su questo catastrofismo, troppe volte dato per scontato. “E’ una grande battaglia culturale” - ci spiega Antonio Gaspari, giornalista e direttore dell’agenzia Greenwatch News - “Fino ad ora, in Europa, è passata la tesi, tipica dell’ideologia ecologista, secondo cui il riscaldamento globale è causato dall’uomo e perciò dobbiamo ridurre l’attività produttiva se vogliamo salvarci. Sinora si è speculato su prodotti come i carbon credits o i vari certificati verdi e bianchi. Questo sistema sta fallendo. E’ fallito chi ha investito molto sui carbon credits, come Enron e la Lehman Brothers. Sono falliti tutti gli scenari catastrofici sul cambiamento climatico che non si sono verificati: il 2008 avrebbe dovuto essere l’anno più caldo del millennio. Le aziende non sono disposte a tirare la cinghia per tenere in piedi un’ideologia”. Il Governo italiano, attualmente, sta battagliando in difesa della libertà delle imprese e dei consumatori contro nuovi vincoli imposti dall’Ue. Quindi in difesa del “mercatismo”? Sì, secondo Stagnaro: “Se non altro per una questione di conti in tasca, si è costretti a scendere dal cielo delle ideologie per adottare soluzioni pratiche. E, nella pratica, è il ‘mercatismo’ che funziona”. (Da L'Opinione)


Un progetto di risparmio ed efficienza energetica è stato lanciato dall’Eni di Paolo Scaroni più di un anno fa con l’obiettivo di permettere un risparmio del 30% sull’attuale bolletta energetica di ogni famiglia

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