venerdì 26 settembre 2008

Se spariscono i colori d´autunno

Le ricerche confermano: il cambiamento climatico modifica i pigmenti. In Vermont fenomeno allo studio. In Italia boschi alpini sotto osservazione, Un articolo di Repubblica.

Il Dipartimento dell´agricoltura Usa stanzia 45.000 dollari per capire come mai il rosso degli aceri - appena più a nord, in Canada, questo albero è disegnato anche nella bandiera nazionale - sia più sfumato, meno vivo, quasi fosse malato. Le prime ricerche raccontano che la colpa è della temperatura sempre più alta che fiacca la pianta e modifica quei pigmenti che nessuna tv al plasma riuscirà mai ad imitare.«Vivo nei boschi e nelle foreste tutti i giorni - dice Giustino Mezzalira, dottore forestale e direttore di ricerca e sperimentazione di Veneto Agricoltura - e negli ultimi tempi non ritrovo più quei colori così belli che vedevo da bambino». La foresta del Cansiglio è uno dei Vermont italiani. «Anche noi abbiamo gli aceri, e pure i liquidambar ed i liriodendri che sono stati importati dall´America proprio perché stampano pennellate di colore nei nostri boschi di frassini, pini, querce, abeti? Il bosco esplode di ogni colore quando la clorofilla si degrada e lascia spazio agli altri pigmenti. Anche noi dobbiamo capire perché i colori siano oggi meno vividi. I bosco è un organismo vivo e cerca di adeguarsi al clima e solo studiandolo davvero possiamo capire i mutamenti in atto. Credo che, come negli Stati Uniti, la tavolozza si sia appannata perché l´escursione termica fra giorno e notte è sempre più debole. I mutamenti provocano anche piccoli drammi. Le cinciallegre continuano a depositare le uova nella prima settimana di aprile, perché il loro piccoli possano poi trovare tanti bruchi. Ma quando i piccoli cercano cibo, i bruchi già sono scomparsi».«Le foglie - dice Luca Mercalli, presidente della società meteorologica italiana - ci raccontano come il clima stia cambiando». In Val d´Aosta il climatologo segue un progetto dell´Arpa regionale. «Abbiamo messo sensori di temperatura dentro ai boschi e in date precise, da aprile alla fine di novembre, rileviamo le temperature. Ci sono poi singoli rami campione dei quali osserviamo e contiamo le foglie, anche qui con scadenze precise. I primi dati ci dicono ciò che era già intuibile guardando il termometro: l´aumento della temperatura provoca l´allungamento della stagione vegetativa. Le foglie spuntano con 15 giorni e anche un mese di anticipo. Insomma, la primavera è sempre più precoce, mentre la caduta delle foglie autunnali resta quasi ferma. Questo perché questa stagione, al confronto delle altre, è la meno colpita dal rialzo delle temperature».Foglie da ammirare come se fossero esposte al Louvre, foglie da studiare. «Noi teniamo sotto osservazione i larici, la pianta con foglie decidue più diffusa delle Alpi. Il bosco intero è comunque una miniera di notizie. Biologi e botanici hanno scoperto che le piante producono pollini in anticipo, rispetto al passato, e allora chi soffre di allergie deve mettersi in allarme anche in mesi nei quali prima poteva respirare. Ma, lo ripeto, a preoccupare noi studiosi del clima è questo termometro che continua a salire. La natura se n´è accorta, ovviamente, e reagisce. Gli uomini ancora no. Continuano, in gran parte, a fare finta di nulla».

Un progetto di energia responsabile secondo Paolo Scaroni, amministratore delegato di Eni

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