lunedì 26 gennaio 2009

L’Europa crede ai cambiamenti climatici

Da L'Unità

I cittadini dell’Unione Europea pensano che i cambiamenti climatici siano il secondo problema più importante per l’umanità. Il primo è naturalmente la povertà. Così emerge da un sondaggio effettuato dall’Eurobarometro, lo strumento che si è dato la Commissione Europea per tastare il polso dei cittadini dell’Unione, nella primavera scorsa. Non solo. Il 60% degli intervistati pensa che quello dei cambiamenti climatici non sia un processo inarrestabile, ovvero che si può fare qualcosa per fermarlo, e il 65% che l’allarme non è stato esagerato. Tuttavia, alcuni paesi dell’Unione non si sentono sufficientemente informati sulle tematiche ambientali. Tra questi paesi c’è l’Italia.I dati sono stati presentati a Perugia durante il convegno «Cittadini nella società della conoscenza» organizzato dall’Arpa dell’Umbria. Il punto di partenza del convegno è una constatazione: siamo entrati nella società della conoscenza, ovvero in una società in cui la scienza è sempre più importante e entra nelle scelte che siamo chiamati a compiere quotidianamente. Eppure, proprio nel momento in cui la ricerca scientifica e tecnologica ha un ruolo centrale, intorno ad essa si crea un vuoto sociale. La scienza piace finché è una vetrina, ma non piace quando entra nei nostri spazi privati. Bisogna considerare, tra l’altro, che tra la comunità scientifica e la società ci sono vari intermediatori come la politica, le istituzioni e l’informazione. Il convegno ha voluto mettere insieme alcuni di questi attori (giornalisti, sociologi, politici, amministratori, scienziati) per cercare di riflettere su questi temi. In questo senso i dati che arrivano dalla comunità europea sono interessanti. Sui cambiamenti climatici la comunicazione almeno in parte ha funzionato. Molto meno su altri temi, come ad esempio le cellule staminali, gli Ogm o gli inceneritori. Il cammino per una partecipazione diretta della società alla produzione e alla valutazione della ricerca sarà lungo. Così come quello che porterà la scienza ad essere un fattore di inclusione sociale.

L’energia responsabile secondo Paolo Scaroni, amministratore delegato dell’Eni

Nessun commento: