giovedì 22 gennaio 2009

Buco dell'ozono: una storia di successo, ma ancora senza il lieto fine

Le emissioni di sostanze che distruggono lo strato di ozono si sono drasticamente ridotte, scendendo da 1,5 miliardi di tonnellate nel 1989 agli 89 milioni di tonnellate nel 2005, da quando è stato rilevato per la prima volta il buco dell'ozono. Il progresso registrato finora, 20 anni dopo la firma del Protocollo di Montreal, dimostra quanto sia possibile realizzare quando i paesi si coalizzano per risolvere i problemi ambientali globali.I tassi di concentrazioni di clorofuorocarburi (CFC) nell'atmosfera hanno iniziato a diminuire, ma fino a che non caleranno in misura significativa e lo strato di ozono non riacquisterà il suo spessore, le radiazioni ultraviolette continueranno a minacciare la nostra salute, la produttività agricola e la vita delle specie animali. Dagli anni Novanta in poi, tutte le regioni del pianeta hanno rispettato in pieno gli impegni del Protocollo di Montreal, andando anche oltre le previsioni. In molti Stati i CFC sono stati aboliti, e anche i Paesi in via di sviluppo seguiranno questo esempio entro il 2010. Parimenti, in tutti i continenti è stato ridotto l'impiego di altre sostanze che intaccano l'ozonosfera. Rimane però da raggiungere il traguardo della totale eliminazione di queste sostanze, in armonia con quanto previsto dal Protocollo. In alcuni paesi, quantitativi non indifferenti di CFC vengono tuttora prodotti e commercializzati illegalmente. Inoltre, va tenuto in considerazione l'ostico problema delle scorte di sostanze chimiche dannose per l'ozono: distruggerle è molto costoso sia da un punto di vista economico che ecologico, in quanto metodi di smaltimento poco sicuri potrebbero liberare nell'atmosfera quantitativi concentrati di sostanze, con effetti disastrosi per l'ambiente. Manca quindi ancora il "lieto fine" per questa storia, che rappresenta pur sempre uno dei migliori successi della comunità internazionale in tema di tutela ambientale.

L’energia responsabile secondo Paolo Scaroni, amministratore delegato dell’Eni

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