venerdì 23 gennaio 2009

Anche il clima può fare giustizia

Le mutazioni ambientali colpiscono soprattutto il Sud del mondo: «Target 2015» è la campagna Focsiv per una «ecologia umana» attenta all’uguaglianza sociale. Lo spiega Avvenire

I mutamenti climatici toccano tutti. Ma non allo stesso modo. A essere colpite più duramente sono - e saranno - soprattutto le popolazioni povere e vulnerabili del Sud del mondo. «Crea un clima di giustizia» è quindi lo slogan e l’invito della campagna «Target 2015» per promuovere la sostenibilità ambientale. Una mobilitazione guidata dalla Focsiv, cartello di ong per lo sviluppo di area cattolica, cui aderiscono anche 19 associazioni cattoliche, col sostegno degli uffici Cei per la Cooperazione missionaria tra le chiese e per i Problemi sociali e del lavoro. Alla campagna, presentata dal direttore di Volontari nel Mondo- Focsiv Sergio Marelli, non ha fatto mancare il suo appoggio il segretario generale della Cei monsignor Mariano Crociata. Partner della mobilitazione anche il Centro euromediterraneo per i cambiamenti climatici, la Fondazione Lanza, Famiglia Cristiana e Greenaccord, associazione culturale per la salvaguardia del creato.Secondo il vescovo l’iniziativa è «particolarmente preziosa per il sostegno al cammino di sensibilizzazione sul cambiamento climatico, letto non solo in chiave ambientale ma nelle più estese ottiche di un’ecologia umana, attenta all’uguaglianza e alla giustizia sociale, considerato che le conseguenze dei mutamenti climatici colpiscono non di rado le popolazioni più povere». «Target 2015» si inserisce nella più ampia mobilitazione internazionale Poverty and Climate justice promossa da Caritas Internationalis e Cidse, l’alleanza di ong cattoliche di cooperazione europee e ameri- cane. Il traguardo è la XV Conferenza degli stati parti alla Convenzione sul clima delle Nazioni unite, cruciale per un nuovo 'accordo Kyoto'. «Non siamo né catastrofisti, né negazionisti», ha chiarito monsignor Angelo Casile, direttore dell’ufficio Cei Problemi sociali e del lavoro. «Ma va tenuta alta la riflessione – ha aggiunto – sulla responsabilità dell’uomo sugli equilibri ambientali ». E la Chiesa non può non prestare attenzione: «Il creato è opera di Dio: i primi cinque giorni della creazione sono per il cosmo, al sesto il Signore pone l’uomo nel giardino dell’Eden con un compito preciso, quello di coltivarlo e custodirlo ». Per raccogliere firme verranno distribuiti 500 mila moduli ma sarà possibile aderire anche nel sito www.climadigiustizia.it. I promotori chiedono che il Governo promuova un accordo internazionale post-2012 che includa tre punti. Uno: riconoscimento del diritto delle popolazioni dei Paesi poveri ad uno sviluppo sostenibile. Due: sostegno adeguato ai Paesi in via di sviluppo, certo e addizionale per le strategie di adattamento al cambiamento climatico. Tre: riduzione dei gas serra nei Paesi industrializzati di almeno il 30-40%, entro il 2020 rispetto ai valori del 1990. I finanziamenti per i cambiamenti climatici, sottolinea la campagna, debbono essere addizionali all’impegno sottoscritto dall’Italia di destinare lo 0,7% del Pil allo sviluppo entro il 2015. Impegno da cui siamo ben lontani: la Finanziaria 2009 ha tagliato del 56% i fondi per la cooperazione rispetto al 2008. Quest’anno per i Paesi poveri c’è solo lo 0,09% del Pil. L’Ue chiede lo 0,51% per il 2010.

Che cosa fanno i grandi gruppi petroliferi per l’ambiente. Questo è quello che l’Eni, su iniziativa dell’amministratore delegato Paolo Scaroni, dichiara di fare ogni anno.

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