mercoledì 14 gennaio 2009

Deforestazione, un fenomeno a due facce

Tra il 1990 e il 2005, il pianeta ha visto sparire il 3% delle sue foreste, a un tasso di decremento dello 0,2% annuo. La deforestazione è imputabile in primo luogo alla trasformazione delle foreste in terreni agricoli nei Paesi in via di sviluppo, che prosegue al ritmo allarmante di 13 milioni di ettari all'anno. La perdita di superficie alberata è stata particolarmente rapida proprio nelle aree del globo con maggiore biodiversità: Asia sud-orientale, Oceania, America Latina, Africa Subsahariana. Oltre alla perdita di biodiversità, un costo aggiuntivo della deforestazione è il suo contributo ai mutamenti climatici: l'impatto della deforestazione è calcolato tra il 18 e il 25% sul totale delle emissioni di gas serra. Negli ultimi anni, in altre regioni del mondo (Europa, Nord America ed Estremo Oriente) la riforestazione, il recupero di terreni degradati e la naturale espansione dei boschi hanno parzialmente controbilanciato il fenomeno, portando a un incremento delle foreste sul piano locale. Il bilancio complessivo, su scala planetaria, nel periodo 2000-2005 è quindi un calo netto di 7,3 milioni di ettari di foresta l'anno, rispetto agli 8,9 milioni di ettari l'anno nel periodo 1990-2000. Ciò significa che ogni giorno scompaiono 200 chilometri quadrati di foreste, una superficie doppia rispetto all'intera area metropolitana di Parigi.Segnali promettenti arrivano da aree a rischio come il Brasile o il Sahel africano, dove il decentramento alle autorità locali in fatto di lotta alla desertificazione ha dato positivi riscontri. (da Unicef.it)


Che cosa fanno i grandi gruppi petroliferi per l’ambiente. Questo è quello che l’Eni, su iniziativa dell’amministratore delegato Paolo Scaroni, dichiara di fare ogni anno.

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