venerdì 16 gennaio 2009

Cellule fotovoltaiche condivise

Dal Sole 24 Ore

Scoprire e isolare nuove molecole organiche che – combinate tra loro – possano convertire la luce in elettricità in maniera più efficace e meno costosa di quanto non riescano a fare le attuali celle solari basate sul silicio. Un progetto ambizioso che – grazie alla collaborazione tra Ibm e Università di Harvard – si propone come fiore all'occhiello delle energie rinnovabili.Per portarlo a termine, però, occorrerà analizzare uno per uno migliaia di materiali organici, individuando quelli più adatti alla creazione di celle fotovoltaiche di nuova generazione. Tempo computazionale stimato: 22 anni. Troppi perché il progetto abbia senso. Da qui, l'idea di avvalersi del Wcg (World community grid), il sistema di calcolo distribuito che – sfruttando il tempo di inattività di milioni di computer in tutto il mondo – ha già ottenuto risultati importanti, ad esempio, nella ricerca sul cancro e nella lotta all'Aids.Per dare una mano alla ricerca scientifica – in questo caso al progressivo abbandono dell'economia dei combustibili fossili a favore delle energie rinnovabili – occorrerà dunque far ricorso alla collaborazione di milioni di utenti, alle loro pause caffè e a quel piccolo grande software scaricabile gratuitamente dal sito ufficiale del Wcg (worldcommunitygrid.org). Non ha dubbi Alan Aspuru-Guzik, professore presso il dipartimento di Chimica dell'Università di Harvard: «Senza la potenza computazionale del Wcg – ha osservato il responsabile del progetto di ricerca – sarebbero necessari circa cento giorni per analizzare le proprietà elettriche di ognuno delle migliaia di composti da testare». Grazie a questa sorta di "volontariato computazionale", invece, lo stesso obiettivo sarà ottenuto in soli due anni di lavoro, una ventina in meno di quelli necessari a un tipico cluster utilizzato per simili scopi scientifici.Anche Big Blue non nasconde il suo entusiasmo. Non a caso, nelle sue previsioni sulle cinque innovazioni destinate a cambiare il nostro modo di vivere nei prossimi cinque anni (Next Five in Five), la casa di Armonk mette al primo posto proprio l'energia solare. Che riusciremo a ricavare dalla luce catturandola un po' ovunque: mentre attraversa le finestre, colpisce le vernici, riscalda l'asfalto. In tutto ciò, le celle fotovoltaiche organiche avranno un ruolo importante. È per questo che Joe Jasinski, responsabile Ibm per gli studi computazionali nella biologia molecolare, invita tutti a dare una mano: «Per chiunque abbia un computer, questa è una buona opportunità per far qualcosa di buono per il mondo».

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