venerdì 20 marzo 2009

Usa, arriva l´eco-dazio ed è subito lite con la Cina

Si tinge di verde l´ultima tentazione protezionista. La Cina e il Messico hanno reagito duramente alle nuove barriere agli scambi, già varate o proposte dall´Amministrazione Obama in nome della difesa dell´ambiente. Da Pechino è arrivata una secca messa in guardia contro l´idea in discussione negli Stati Uniti, di introdurre una nuova carbon-tax � o meglio un "dazio carbonico" � sulle importazioni in provenienza da paesi che non adottano tetti alle emissioni di CO2. La proposta potrebbe colpire pesantemente i prodotti made in China sul mercato americano.L´idea di un dazio ambientalista è stata discussa esplicitamente dal nuovo segretario Usa all´Energia Steven Chu (che per un´ironia della sorte è etnicamente cinese-americano) in un´audizione al Congresso questa settimana. La sua genesi è legata alla svolta di Obama sul cambiamento climatico e le politiche ambientali. Capovolgendo la linea di George Bush, il presidente ha deciso che gli Stati Uniti adotteranno quanto prima un tetto alle emissioni di CO2 per l´industria americana, legato alla creazione di un mercato per i diritti di emissioni carboniche, cioè un sistema analogo a quello già in vigore nell´Unione europea. Affinché le imprese americane non si trovino in una situazione di svantaggio competitivo rispetto alla concorrenza estera, Steven Chu ha annunciato che l´Amministrazione Obama sta esaminando una serie di ipotesi: tra queste appunto la possibilità di colpire con un "dazio verde" i prodotti in provenienza da paesi che non applicano tetti alle emissioni di CO2 per le loro imprese. Si tratta in particolare delle potenze emergenti quali Cina e India. La Repubblica Popolare aderì a suo tempo al Trattato di Kyoto per la lotta al cambiamento climatico, ma avvantaggiandosi di una clausola prevista per i paesi emergenti che la esenta dal fissare limiti alle emissioni carboniche.La reazione di Pechino è stata una dura condanna. Xie Zhenhua, capo del comitato governativo sul cambiamento climatico, ha dichiarato: «Ci opponiamo all´uso della questione ambientale come un pretesto per praticare il protezionismo. La lotta al cambiamento climatico è una cosa e la Cina sta facendo la sua parte; introdurre dazi sulle importazioni è un´altra cosa, sono questioni ben separate che vanno affrontate in ambiti diversi». La Repubblica Popolare si sente nel mirino sia per l´alto attivo commerciale verso gli Stati Uniti, sia perché dall´anno scorso ha superato gli Usa per il volume di emissioni carboniche rilasciate nell´atmosfera. Tuttavia il governo di Pechino sottolinea che il balzo cinese nelle emissioni di CO2 è solo recente mentre il cambiamento climatico è stato provocato da decenni di inquinamento nei paesi di vecchia industrializzazione. Inoltre i leader cinesi accusano le multinazionali occidentali di avere delocalizzato le produzioni più inquinanti nei paesi emergenti.Lo scontro tra Pechino e Washington conferma che si è aperto un nuovo fronte nella marea montante del protezionismo, questa volta all´insegna delle politiche ambientali. L´Amministrazione Obama deve affrontare in casa propria le resistenze di una parte del mondo industriale. In piena recessione molte imprese americane lamentano che l´introduzione dei tetti alle emissioni di CO2 e di un mercato per i permessi sul modello europeo non farà che appesantire i costi di produzione e aggravare le difficoltà del tessuto produttivo. Di qui la tentazione di offrire in contropartita una protezione contro la concorrenza cinese. Un gesto analogo � e già entrato in vigore � ha infiammato nei giorni scorsi le relazioni tra Stati Uniti e Messico. Cedendo a un´antica richiesta del potente sindacato dei camionisti Teamsters, nonché di associazioni ambientaliste come il Sierra Club, l´Amministrazione Obama ha sospeso la libertà di accesso ai Tir messicani finché non rispettano le normative ambientali e di sicurezza degli Stati Uniti. La libera circolazione dei Tir in tutto lo spazio nordamericano era stata prevista dal trattato di libero scambio Nafta, firmato da Bill Clinton. (da Repubblica)

L’energia responsabile secondo Paolo Scaroni, amministratore delegato dell’Eni

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