martedì 3 marzo 2009

Ambiente, Ue divisa sugli interventi

Bisogna ripulire i cieli inquinati del mondo, questo l'Europa l'ha detto cento volte. E cento volte ha cercato di decidere come, senza mai riuscirci fino in fondo. Anche perché, in questo come in altri campi, non si balla da soli: pianeti ammorbati come la Cina o l'India, per ripulirsi chiedono sostegno, cioè finanziamenti. Ma quanti? E chi deve dare di più? Ieri, avrebbero dovuto dirlo i ministri dell'Ambiente della Ue riuniti a Bruxelles per parlare appunto di questo. Ma tutto si è concluso tra le scintille: tre ore in più di discussione non prevista, e alla fine un accordo solo di facciata limato a fatica dai cechi, presidenti di turno della Ue. Nessuna cifra sulla carta, di sicuro: ogni decisione è stata demandata al prossimo vertice dei capi di Stato e di governo, il 19 marzo.Soprattutto la Polonia, tormentata dal pensiero delle sue pestilenziali acciaierie ex sovietiche a carbone, ha puntato i piedi. Ma secondo fonti ufficiose vari altri Paesi, fra cui l'Italia rappresentata dal ministro dell'Ambiente Stefania Prestigiacomo, erano pure d'accordo nel non indicare almeno per ora cifre precise, se non altro per motivi di tattica negoziale: perché questi numeri farebbero parte del «pacchetto » che l'Europa porterà alla conferenza di Copenaghen sul cambiamento del clima, e molti hanno pensato che non fosse il caso di scoprire da subito le carte. I numeri, comunque, sono circolati e continuano a circolare: secondo stime dell'Onu, i Paesi più inquinati degli altri continenti avrebbero bisogno di almeno 100 miliardi di euro da qui al 2020. Secondo altre fonti, sarebbero invece molti di più: dai 25 ai 52 miliardi all'anno e per un tempo più lungo, anche fino al 2030.Quanto all'Italia, alla riunione di ieri il ministro Prestigiacomo ha presentato l'agenda del G8 per l'ambiente che si svolgerà a Siracusa a il 22 e 24 aprile. «L'Italia è presidente del G8 ambiente e noi confidiamo — ha detto — di dare un contributo su temi come i cambiamenti climatici e la biodiversità, in particolare sul rapporto tra biodiversità ed economia, oltre alla possibilità di stabilire delle metodologie per la rilevazione della perdita di biodiversità». (Dal Corriere della Sera)

Che cosa fanno i grandi gruppi petroliferi per l’ambiente. Questo è quello che l’Eni, su iniziativa dell’amministratore delegato Paolo Scaroni, dichiara di fare ogni anno.

1 commento:

serpentina di schietti ha detto...

Si tratta di un complotto globale, è spiegato benissimo su questo sito http://domenico-schietti.blogspot.com

Sono tutti d'accordo a boicottare la Serpentina di Schietti e quindi si tratta di un complotto per cambiare il clima.