giovedì 5 marzo 2009

La coperta che protegge il ghiacciaio

Il primo esperimento italiano di «protezione attiva» su ghiacciaio intrapreso da Levissima, marchio leader nel mercato dell’acqua, in collaborazione con l’Università degli Studi di Milano, ha ottenuto risultati positivi e di grande interesse scientifico: a fine ottobre, quando l’esperimento si è concluso, lo spessore di neve non disciolta e di ghiaccio sopravvissuto alla stagione estiva raggiungeva quasi due metri di altezza. Lo scorso 14 maggio il team di ricercatori dell’Università di Milano, sotto la guida di Claudio Smiraglia e Guglielmina Diolaiuti (rispettivamente presidente e componente del Comitato Glaciologico Italiano), ha steso, per la prima volta in Italia, sul ghiacciaio Dosdè Orientale (Alta Valtellina, Lombardia), nel settore montuoso Piazzi-Dosdè, dove Levissima nasce, una copertura sperimentale di geotessile. Il telo – un «non tessuto» bianco puro - agisce creando una barriera fisica tra i raggi solari, e la neve e il ghiaccio sottostanti, limitandone così la fusione durante il periodo estivo. Il geotessile, steso su una parcella sperimentale di 150 metriquadrati, ha ridotto l’ablazione della neve invernale e primaverile e soprattutto del ghiaccio sottostante preservando uno spessore complessivo di 190 cm (uno strato di 75 cm di neve densa e compatta al di sopra di 115 cm costituiti da ghiaccio di ghiacciaio). Lo spessore di neve presente sul ghiacciaio a maggio, tenendo conto della sua densità, equivaleva a 129 cm di acqua, quello presente a ottobre equivaleva a 56 cm di acqua. L’esperimento ha permesso così di salvare il 43% di spessore dell’acqua rappresentata dalla neve compatta presente al momento della stesura del telo sul ghiacciaio e soprattutto di azzerare la fusione del ghiaccio sottostante (i 115 cm di ghiaccio salvati equivalgono a 105 cm di acqua e rappresentano lo spessore di ghiaccio perso dal ghiacciaio nelle zone non coperte dal telo). In totale, tenendo conto anche del ghiaccio preservato dalla fusione, si è salvato uno spessore di acqua di 161 cm. Il volume di acqua preservato è risultato di circa 115 m3, corrispondente a 115.000 litri. «Siamo molto orgogliosi di questi risultati e in particolare di questo progetto di ricerca scientifica intrapreso con Smiraglia e il suo team, che rappresenta un importante tassello della filosofia di Levissima e dell’azienda, da sempre impegnate nella tutela e salvaguardia del territorio d’origine», ha detto Lorenzo Potecchi, direttore Business Unit Sanpellegrino. «In un momento in cui i ghiacciai, in forte riduzione, si rivelano gli indicatori più preziosi dei cambiamenti climatici in atto, siamo consapevoli che sostenere concretamente la ricerca sia di fondamentale importanza per aiutare la comunità scientifica del nostro paese nello studio di soluzioni volte a preservare la risorsa acqua a partire dai ghiacciai, là dove la fonte ha origine, e i risultati ottenuti con la sperimentazione lo dimostrano». La riduzione dei ghiacciai alpini è un fenomeno che si sta accentuando negli ultimi anni a causa del riscaldamento climatico in atto. Oltre l’80% dei ghiacciai sta manifestando chiari e visibili impatti di questi cambiamenti e gli oltre 800 ghiacciai italiani nell’ultimo secolo hanno mostrato ingenti perdite - areali e volumetriche. Sono ad oggi possibili pochi interventi diretti a mitigare gli effetti del riscaldamento atmosferico sui ghiacciai alpini, tra questi uno dei più efficaci si è rivelato l’utilizzo di una copertura protettiva superficiale. (da Finanza & Mercati)

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