giovedì 5 marzo 2009

Rapporto Fao: la pesca si prepari ad affrontare i cambiamenti climatici

Il cambiamento climatico mette a rischio la produzione di pesce e sta già modificando la distribuzione sia delle specie marine sia di quelle di acqua dolce, “influenzando la stagionalità dei processi biologici, alterando i sistemi alimentari marini, con conseguenze imprevedibili per la produzione di pesce”. A rilevarlo è il nuovo rapporto della Fao, intitolato “ Stato mondiale della pesca e dell’acquacoltura” (Sofia nell’acronimo inglese), secondo il quale l’industria ittica e le autorità nazionali per la pesca “devono fare di più per prepararsi ad affrontare l’impatto che il cambiamento climatico avrà sulla pesca mondiale. Le specie che vivono in acque calde vengono spinte verso i poli e stanno subendo cambiamenti nelle dimensioni degli habitat e nella riproduttività”.
Secondo il rapporto, il 19 per cento delle principali specie marine commerciali sono sfruttate in eccesso, l’8 per cento è esaurito e l’1 per cento è in fase di recupero. Il settore della pesca sembra non conoscere limiti di espansione. Nel 2006 è stato raggiunto un nuovo record di 143,6 milioni di tonnellate (di cui 92 milioni da pesca da cattura e i restanti 51,6 da acquacoltura) e le aree in cui si registra una maggiore produzione o sovra-produzione sono il nord Atlantico, l’Oceano Indiano occidentale e il nord ovest del Pacifico. La flotta mondiale conta circa 2,1 milioni di unità ma la stragrande maggioranza di queste (circa il 90 per cento) è più piccolo di 12 metri di lunghezza. Considerando tutte le attività dirette o indirette legale a pesca e acquacoltura, oltre mezzo miliardo di persone nel mondo dipende dal settore ittico. Il pesce fornisce a oltre 2,9 miliardi di persone almeno il 15 per cento del consumo medio pro-capite annuale di proteine animali e contribuisce ad almeno il 50 per cento del consumo totale di proteine animali in molti piccoli stati insulari e in molti paesi in via di sviluppo. (da Panorama.it)

Che cosa fanno i grandi gruppi petroliferi per l’ambiente. Questo è quello che l’Eni, su iniziativa dell’amministratore delegato Paolo Scaroni, dichiara di fare ogni anno.

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