A secco, costretta a dividersi una risorsa limitata e sempre meno accessibile. Di qui al 2030 quasi la metà della popolazione mondiale si troverà a vivere in zone definite ad alto stress idrico, il che tradotto significa che ci sarà ben poca acqua da spartirsi. In Africa già da un decennio prima i cambiamenti climatici metteranno a dura prova tra i 75 e i 250 milioni di persone. Siccità e desertificazione moltiplicheranno il numero dei profughi, intere popolazioni - tra i 24 e i 700 milioni - saranno in fuga alla ricerca di acqua. Nuovi conflitti si innescheranno per difendere o accaparrarsi le risorse necessarie.Non promette niente di buono il terzo Rapporto Onu sullo stato di salute delle risorse idriche planetarie, presentato ieri al V Forum mondiale organizzato dal Consiglio mondiale dell’acqua, che a Instabul ha visto una partecipazione record: 30.000 partecipanti, 3000 organizzazioni, una ventina di capi di Stato e di governo, 180 ministri dell’ambiente - per l’Italia Stefania Prestigiacomo.
POVERI E ASSETATI«Colmare il divario per l’acqua», questo il titolo dell’evento. E di strada da fare, a giudicare dal rapporto Onu ce n’è fin troppa. Ogni 17 secondi un bambino muore per una banale diarrea, dovuta all’indisponibilità di acqua pulita e di impianti fognari. La mappa della povertà pressoché coincide con quella dell’inaccessibilità di risorse idriche: quelli che vivono con 1,25 dollari al giorno sono gli stessi che non possono bere acqua pulita. Mentre metà della popolazione mondiale soffre la sete, il consumo di acqua non è mai aumentato tanto come negli ultimi cinquant’anni - è triplicato - soprattutto a causa della crescita demografica. Attualmente la popolazione mondiale sale di 80 milioni all’anno, una pressione che produce un aumento dei consumi d’acqua pari a 64 miliardi di metri cubi annui. Di qui al 2050 la popolazione mondiale passerà dai 6,6 miliardi attuali a circa 9 miliardi, e l’aumento sarà concentrato soprattutto nelle zone dove già le risorse idriche scarseggiano. L’agricoltura che già oggi assorbe il 70% circa delle risorse idriche, se non si introdurranno nuovi metodi di qui al 2050 inghiottirà il 90% dell’acqua disponibile. (da L'Unità)
Così le grandi aziende dichiarano di volere sensibilizzare le giovani generazioni sui comportamenti eco sostenibili. Il caso dell’Eni, guidata dall’ad Paolo Scaroni
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