Lontano dal G20 londinese, un altro evento multilaterale sta mettendo alla prova la nuova amministrazione degli Stati uniti e le sue relazioni con le nazioni «emergenti», Cina e India in testa. E' la conferenza dei 175 paesi aderenti alla Convenzione delle Nazioni unite clima, riunita a Bonn questa settimana per preparare il terreno al vertice che nel prossimo dicembre, a Copenhagen, dovrebbe definire un accordo per il dopo-Kyoto, ovvero che definisca impegno per ridurre le emissioni di anidride carbonica (CO2) e altri gas «di serra» da qui al 2020 - ovvero vada oltre l'orizzonte del trattato che prende il nome dalla città giapponese, che chiedeva di tagliare entro il 2010 le emissioni di gas di serra del 5,2% in media rispetto al 1990.La conferenza di Bonn è la prima uscita ufficiale dell'amministrazione di Barack Obama per ciò che riguarda la politica del clima: significativo, dunque, che a guidare la delegazione americana in Germania sia Todd Stern, già capo delegazione Usa ai tempi della stesura del Protocollo di Kyoto (allora alla Casa Bianca c'era Bill Clinton). E Stern non ha perso tempo nell'annunciare la volontà americana di invertire la rotta rispetto al recente passato e di riportare gli Usa alla guida dei negoziati sul clima. Del resto, fin dal suo insediamento Obama ha posto la lotta ai cambiamenti climatici tra le priorità del suo governo, al pari della volontà di uscire dalla crisi economico-finanziaria mondiale o di mettere fine alla guerra in Iraq. Un cambio netto rispetto al predecessore George W. Bush, che aveva inaugurato la sua amministrazione ricusando proprio il Protocollo di Kyoto. (Da Il Manifesto)
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