DA QUANDO il clima è diventato oggetto privilegiato della politica invece di sentirci più sicuri, ci sentiamo ancor più preoccupati. Infatti, la battaglia per la tutela dell'ambiente e la lotta contro il mutamento climatico sta creando una sorta di ideologia dei politicamente corretti che, come tutte le fedi laiche, crede di combattere per la "salvezza del pianeta". In realtà dietro questa nuova ideologia ci sono buoni motivi, ma anche tanta demagogia e giganteschi interessi. Qualsiasi azione volta a conservare l'ambiente e a rispettare la natura è, in sé, sicuramente positiva. Un mondo in cui la popolazione è cresciuta di oltre quattro miliardi in un secolo non può non considerare essenziale il rapporto con le risorse naturali e con i rischi derivanti dal riscaldamento del clima. Tuttavia proprio sul clima si è aperta una disputa che sta dividendo non solo le grandi potenze industriali da quelle emergenti, ma apre una spaccatura profonda fra gli scienziati e ancora di più fra scienziati e politici. In verità anche fra gli scienziati i più intolleranti, come altre volte nella storia, sono proprio i più catastrofisti. Il problema vero sta nel fatto se i cambiamenti climatici siano governati da leggi complesse che solo in parte dipendono dall'uomo oppure se proprio dalle attività umane (emissioni di gas serra e di anidride carbonica) derivano i cambiamenti climatici dell'ultimo secolo. La Commissione Internazionale sui Cambiamenti Climatici dell'Onu, un organismo più politico che scientifico, sostiene che il riscaldamento è dovuto alle attività umane, la Commissione Internazionale non Governativa sui cambiamenti climatici, che raccoglie scienziati indipendenti, sostiene che la cause stanno nei cicli naturali. In realtà i modelli scientifici per spiegare il mutamento climatico sono ancora poco affidabili. Molti scienziati dicono che bisognerebbe considerare meglio l'assetto astronomico, l'attività del sole, le variazioni dell'asse terrestre opporre le attività dei vulcani, che secondo alcuni ricercatori sarebbero responsabili del 69% del riscaldamento delle acque oceaniche. Dopo la scesa in campo di Al Gore e il successo di Obama, i catastrofisti sembrano avere la meglio, ma sarebbe grave se su un tema così serio prevalessero gli opposti estremismi. (Da Il Giorno)
Così le grandi aziende dichiarano di volere sensibilizzare le giovani generazioni sui comportamenti eco sostenibili. Il caso dell’Eni, guidato dall’ad Paolo Scaroni
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