Va bene l'attenzione a non danneggiare il Pianeta, ma a volte l'egocentrismo umano è davvero troppo: l'uomo non è la causa di tutto...la Natura è più grande di noi e a volte le nostre azioni non c'entrano un bel niente.
Enzo Boschi, ordinario di Sismologia all’università di Bologna |
L'ultimo esempio sono quelli che danno la colpa del terremoto agli stoccaggi di gas.
Riporto come testimonianza l'articolo di Enzo Boschi (università di Bologna) uscito su Quotidiano energia del 21 maggio:
"La sequenza sismica iniziata in queste ore-giorni è destinata a durare qualche tempo (giorni, ma forse anche mesi) ed è situata in piena pianura emiliana ad una profondità ipocentrale tra 6 e più chilometri.
Nel suo complesso tale pianura si configura come un bacino sedimentario originariamente marino, (sviluppato da diversi milioni di anni), esteso a larga parte delle aree appenninica ed alpina, tra i fronti di due opposti accavallamenti: le falde accavallate sud-vergenti delle Alpi Meridionali e quelle nord-vergenti esistenti nell’Appennino Settentrionale.
Il sottosuolo è quindi interessato da deformazioni sepolte riferibili principalmente, come evoluzione, al Pliocene Superiore e Quaternario (fino ai tempi recenti).Le dettagliate ed approfondite ricerche di Agip-Eni realizzate per la ricerca degli idrocarburi, sviluppate dal dopoguerra in poi, hanno rivoluzionato le conoscenze relative agli assetti strutturali dell’intera Pianura Padana e ai suoi rapporti con la Catena Appenninica.
Le “Pieghe Ferraresi” sono costituite dalle strutture plicative e fagliate (faglie inverse) piuttosto complesse: sono queste le strutture sismogenetiche interessate dalla attuale sequenza sismica. Esse possono essere caratterizzate da una attività sismica di bassa e media intensità, quindi con magnitudo tipicamente fino a 6.0 (sebbene non si è in grado di escludere categoricamente terremoti di magnitudo maggiore).
Amplia letteratura INGV è già disponibile su web oltre ai report tecnici preparati per i progetti operativi sui giacimenti e stoccaggi in zona da anni, portati avanti principalmente dalla Unità Funzionale “Geochimica dei Fluidi, Stoccaggio geologico e geotermia” (Fedora Quattrocchi) e studi di quel gruppo sono in corso in queste ore di emergenza sismica, per verificare che in una zona così densa di gas naturale nel sottosuolo, sia in giacimenti che in stoccaggi, non vi siano fughe di gas negli acquiferi superficiali e nei suoli: i primi riscontri stanno appurando che effettivamente pericoli non ve ne sono, come atteso.
In particolare si cercano evidenze superficiali, riferite a fenomeni di “neotettonica”, rilevabili con metodi strutturali e geochimici, quali faglie o zone di disgiunzione o frattura entro coperture sovrastanti le anticlinali sepolte di Mirandola e della Dorsale Ferrarese.
Tutto ciò fu ben dettagliato nel passato da me medesimo negli anni scorsi, anche in incontri pubblici a Mirandola, nell’ambito del possibile approfondimento di studi che poteva portare o meno ad ulteriore sito di stoccaggio gas naturale in Pianura Padana che è la zona migliore in Italia per questo tipo di infrastrutture strategiche: si tenga presente infatti che tutto il bacino padano è caratterizzato depositi di copertura impermeabile con spessori di 4-5 km nel margine settentrionale, per arrivare fino a 12 km, con annessa presenza sottostante di serbatoi di idrocarburi, spesso utilizzati adesso come stoccaggi di gas naturale per le riserve strategiche e la modularità stagionale per la rete gas di Snam.
Tali giacimenti si sono conservati bene in profondità, nonostante le centinaia di sequenze sismiche che, durante gli ultimi periodi geologici, hanno subito: sequenze sismiche del tipo della sequenza sismica odierna che ha interessato la struttura sismogenetica nel ferrarese.
Non si hanno ad oggi notizie di variazioni/incidenti ai siti di stoccaggio gas della Stogit nella regione in queste prime ore di sequenza sismica.
Si fa altresì presente che la struttura sismogenetica che si sta muovendo NON ospita uno stoccaggio di gas naturale al momento e quindi nessuno potrà dire che “sono i siti di stoccaggio gas a creare i terremoti di magnitudo moderata, come quelli di questi giorni. Sempre servono studi specifici sismologici, geochimici e geomeccanici caso per caso, stoccaggio per stoccaggio.
Paradossalmente questa sequenza sismica ci da l’opportunità di posizionare, con estremo dettaglio, la sorgente sismogenetica, già nota in letteratura INGV, per meglio capirne le interazioni o anche la mancanza di interazioni con i giacimenti di gas naturale/stoccaggi, ben più superficiali della profondità sismogenetica odierna (2 km invece dei 6-20 della posizione dei terremoti attuali).
Considerando che i tempi di ricorrenza di terremoti forti su queste sorgenti sismogenetiche sono circa ogni 300-400 anni si può dire che la sorgente sismogenetica che si sta muovendo in queste ore sarà quella che con minore probabilità si muoverà nei prossimi decenni: questo se si segue alla lettera la teoria dell’ “elastic rebound” della sismologia classica. Bisogna sempre tener presente però che le faglie tra loro adiacenti interagiscono tra di loro e che il sottosuolo non segue regole “matematiche” regolari nella ricorrenza degli eventi sismici lungo la stessa struttura sismogenetica.
Altre scosse nei prossimi giorni ci delineeranno ancora meglio il piano di scorrimento di questo caso specifico e gli inneschi di sismicità possibili lungo faglie adiacenti, traverse e “blind” (cieche).
L’approccio multidisciplinare nei prossimi giorni, mesi, anni è assolutamente necessario da affiancare alle mappe probabilistiche di pericolosità ormai già ben sviluppate. Tale approccio è del resto quello portato avanti a INGV dalla Unità Funzionale “Geochimica dei Fluidi, Stoccaggio Geologico e geotermia” della Sezione Sismologia e Tettonofisica di INGV (resp. Fedora Quattrocchi)."
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