martedì 16 dicembre 2008

L'Australia fa dietrofront sulle emissioni

Dal Sole 24 Ore

Dopo mesi di indiscrezioni, il premier australiano Kevin Rudd ha finalmente rivelato il suo piano per combattere le emissioni di gas serra: l'Australia, uno dei grandi Paesi inquinatori, le taglierà del 15% entro il 2020 solo se si raggiungerà un patto mondiale sul clima ( ipotesi alla quale Canberra crede poco). In caso contrario, procederà a un taglio unilaterale del 5 per cento. Il piano prevede anche l'avvio di uno schema di scambio delle emissioni entro il luglio 2010, aiuti per 4 miliardi di dollari australiani (2 miliardi di euro) all'industria energetica ed esenzioni fino al 90% alle imprese più inquinanti.L'annuncio, avvenuto a ridosso dell'impegno preso dall'Unione Europea a ridurre le emissioni del 20%, è stato salutato con favore dal mondo industriale, colpito dalla crisi economica internazionale, e attaccato dagli ecologisti, delusi da un primo ministro che in campagna elettorale aveva fatto ben altre promesse e che, non appena assunto l'incarico, si era affrettato a firmare il protocollo di Kyoto, a lungo ignorato dal suo predecessore John Howard.«Non possiamo promettere ciò che non riusciremmo a mantenere. I nostri target sono in linea con quelli di altre nazioni sviluppate» ha replicato Rudd, specificando di aver preso in considerazione il tasso di crescita della popolazione e che quindi i tagli per abitante sarebbero comparabili a quelli dei Paesi europei. Rudd ha proseguito sostenendo di essere riuscito a bilanciare esigenze economiche e ambientali.I principali commentatori sono però di avviso diverso. «Se di guerra si trattava- commenta Gary Cox, a capo della divisione derivati ambientali di Newedge- l'economia ha sicuramente vinto». Particolarmente generosi infatti sono gli aiuti previsti all'industria energetica a compensazione dell'impegno a combattere i cambiamenti climatici: 3 miliardi di dollari australiani (1,5 miliardi di euro) andranno ai fornitori di energia elettrica e 750 milioni all'industria del carbone. Il Governo ha anche mantenuto gli impegni inizialmente previsti, quando, prima della crisi finanziaria, pensava di adottare tagli di Co2 più consi-stenti: la "Borsa" dei gas serra, che coprirà il 75% delle emissioni e interesserà mille grandi aziende, includerà esenzioni fino al 90% per i principali inquinatori allo scopo di proteggerli nel caso dovessero confrontarsi sul mercato internazionale con rivali "non tassati". Inoltre, entro il 2020 la metà dei permessi a inquinare verranno concessi gratuitamente. Rudd, infine, non ha dimenticato i cittadini: nei prossimi cinque anni 30 miliardi di dollari saranno stanziati alle fasce deboli della popolazione a compensazione del previsto aumento del costo dell'elettricità (+18%) e del gas (+12%).«Rudd ha deciso di avvolgere l'industria australiana nella bambagia - commenta Julie Toth, economista di Anz Bank - in un momento in cui era già rassegnata ad accettare tagli alle emissioni dal 10-15 per cento».

Anche i grandi gruppi energetici iniziano a muoversi? Questo è quello che l’Eni, ad esempio, su iniziativa dell’amministratore delegato Paolo Scaroni, dichiara di fare ogni anno a favore dell’ambiente.

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